Dopo quelli di Monza, ancora cinque arresti tra cui dipendenti di grossisti e deposito farmaci a Napoli, per un traffico di farmaci salvavita: le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e riciclaggio. Nella stessa operazione sono indagate altre 32 persone per analoghi reati.
Un mercato clandestino da capogiro che due anni fa era stato scoperto a Monza e che aveva portato all’arresto di 19 persone (6 in carcere e 13 ai domiciliari) e al sequestro di beni per oltre 23 milioni di euro. Non si tratta infatti di trafficare in comuni medicine, ma di rubare e poi riciclare, in Italia e all’estero, i cosiddetti farmaci di fascia H (ovvero farmaci ospedalieri o ad alto costo). Medicinali che somministrati in tempo possono fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente, come l’insulina per i diabetici o antidoti per veleni particolarmente pericolosi.
L’indagine di due anni fa denominata “Pharmatraffic” era stata avviata dalla Procura di Monza, a conclusione della quale, su ordinanza del Gip, i Nas di Milano (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma) avevano proceduto all’arresto di 19 persone e al sequestro dei beni tra cui immobili, titoli e conti correnti. Anche in questo caso gli arrestati erano accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, riciclaggio e commercio internazionale di farmaci.
Il traffico e la vendita clandestina e prezzi ridotti di farmaci altrimenti molto costosi era radicato principalmente in Lombardia, ma esteso anche in Liguria, Sicilia, Calabria, Toscana e Campania, con collegamenti in Paesi esteri. Le Forze dell’Ordine hanno quindi seguito la pista dei soldi e pezzo per pezzo hanno ricostruito l’intricato scambio di transazioni finanziarie di alcuni conti bancari svizzeri i alcune società e accertati numerosi furti di farmaci ospedalieri ad alto costo, che venivano successivamente riciclati mediante false fatturazioni da parte di ditte inglesi, irlandesi, maltesi e svizzere, poi reimmessi nel mercato europeo da alcune ditte di Monza, Milano, Caltanissetta, Crotone, Genova, Pavia, Napoli e Sondrio, che si occupavano di dare una veste legale, facendoli figurare come acquistati da società estere.
Le medicine rivendute erano ovviamente rubate: «Le menti dell’organizzazione erano i grossisti italiani, precisamente a Milano, Monza, Sondrio, Napoli, Pavia, Genova, Caltanissetta e Crotone – aveva spiegato a suo tempo il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Monza, Luisa Zanetti – i farmaci sottratti direttamente alle aziende farmaceutiche, nei magazzini ospedalieri o durante il loro trasporto, venivano rivenduti all’estero dopo essere stati ripuliti della provenienza grazie a fatturazioni fittizie emesse da società con sede in Inghilterra, Svizzera, Malta e Irlanda. Questo interrompendo spesso la catena del freddo necessaria per la conservazione e privando gli ospedali lombardi a cui erano destinati della disponibilità di preziosi composti”.
P.M.
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