L'auto in cui è stato ucciso Femia
I tre uomini arrestati in Calabria avrebbero fatto parte del commando che uccise il genero del patriarca del clan Nirta di San Luca.
L’auto in cui è stato ucciso Femia
Sono stati arrestati oggi tre esponenti del clan San Luca, con l’accusa di far parte del commando che un anno fa a Roma ha ucciso il boss della ‘ndrangheta Vincenzo Femia. I tre, insieme a Giovanni Cretarola (nella foto in basso), già arrestato a luglio, avrebbero composto il gruppo di fuoco che, in via della Castelluccia di San Paolo, a Trigoria, la sera del 24 gennaio 2013, crivellò Femia con 11 pallottole. Un sanguinoso ed efferato regolamento di conti, su commissione di un clan emergente della stessa ‘ndrangheta, per il controllo dei traffici di droga.
Un omicidio come questo è un campanello d’allarme significativo sulla presenza mafiosa della ‘ndrangheta in città”, ha rilevato il sostituto procuratore Francesco Polino nella conferenza stampa in Questura subito dopo gli arresti.
I tre, Massimiliano S., 41 anni, Francesco P., 22 anni, e Antonio P., 25 anni, sono stati catturati a San Luca, Reggio Calabria, un centro di 4mila abitanti alle falde dell’Aspromonte, dove la parola della ‘ndrangheta è legge.
Giovanni Cretarola
Secondo gli inquirenti, l’omicidio Femia “sarebbe stato commissionato da organizzazioni criminali della ‘ndrangheta a seguito di contrasti nella gestione del traffico di droga”. L’andamento delle indagini, ha precisato il procuratore Francesco Polino, “ha avuto un’importante accelerazione con l’arresto di Cretarola“, fra i cui oggetti “è stato rinvenuto un foglio criptato che conteneva le formule del giuramento di un adepto quando entra nella ‘ndrangheta”.
Rilevante poi – nota il Procuratore – la scelta di Cretarola di confessare di essere autore dell’omicidio e collaborare. Grazie a lui, si sono ritrovate entrambe le arm: una Luger calibro 9 e una 357 Magnum”.
Vincenzo Femia, 65 anni, genero del patriarca della ‘ndrangheta Peppe Nirta, classe 1913, aveva precedenti per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, tentato omicidio. E teneva rapporti stretti perfino con gli eredi della banda della Magliana. La sua morte e l’arresto dei suoi assassini, però, non sono destinati a scrivere la parola fine alla scia di sangue legata alla droga e alla presa della malavita organizzata sulla capitale. Come dimostra l’agguato della notte della Befana a Tor Bella Monaca, di cui è rimasto vittima Federico C., 17 anni, trapassato alla testa da 2 colpi di pistola. Il ragazzo, con precedenti per droga, il padre un noto trafficante attualmente in carcere, la madre pure con precedenti, è già clinicamente morto. Non ha speranze. La pista seguita dagli inquirenti è quella del regolamento di conti. L’ennesimo. Il primo, c’è da temere, del 2014 appena iniziato.
Marcello Viaggio - Giornalista, ha esordito nel 1995 sulla rivista Italia Settimanale, con Marcello Veneziani. Dal 1998 al 2010 ha scritto sul quotidiano Il Giornale, con Andrea Pucci, oggi Vice-direttore del Tg5, e Claudio Pompei. Dal 2010 al 2011 ha scritto su Libero, in stretta collaborazione con il vicedirettore Franco Bechis. E’ stato opinionista fisso alla Tv della Libertà dell’on. Maria Vittoria Brambilla. Nell’agosto 2012 ha aperto sul web il portale NoiRoma2013.
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