L’amministratore delegato di Rolex Italia, Gianpaolo Marini, difende strenuamente il marchio di lusso, famoso nel mondo, perché associato da due esponenti del governo, Angelino Alfano e Matteo Renzi, a chi il 1° maggio ha procurato a Milano danni per decine di milioni di euro. Lo fa con una lettera aperta, pubblicata a pagamento sui maggiori quotidiani nazionali, indirizzata proprio al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno. Marini non accetta che chi ha devastato Milano in occasione dell’apertura di Expo sia associato ad “uno dei primi dieci brand al mondo per riconoscimento” , che solo in Italia vanta una visibilità di oltre ottant’anni.
Ma andiamo con ordine. «In piazza a Milano ho visto farabutti con il cappuccio e figli di papà con il Rolex», aveva dichiarato il ministro dell’Interno all’indomani dai gravissimi disordini procurati dagli antagonisti in tuta nera il giorno dell’inaugurazione dell’Expo 2015. Al suo pensiero si associava poi il presidente del Consiglio che ringraziando “gli amici del PD” sottolineava che «mentre quelli col Rolex andavano a distruggere le vetrine loro si sono messi a pulirle». Dichiarazioni, entrambe, scaturite dall’ immagine di una manifestante, intento ad imbrattare delle vetrine con bombolette spray, del quale si distingue solo l’orologio al polso. Il resto è sapientemente coperto da sciarpa sul volto e un cappuccio in testa.
Proprio l’associazione Rolex – black block ha irritato fortemente l’ad Marini che non potendo trattenere il suo disappunto ha deciso di replicare così:
“Egregi signori all’indomani delle devastazioni avvenute a Milano…i media nazionali e web hanno riportato con ampio rilievo in virgolettato le Vostre dichiarazioni relative all’operato delle Forze dell’Ordine, ivi compreso il messaggio ‘sconfitti i soliti farabutti col cappuccio e figli di papa’ coi rolex’. Se personalmente, come cittadino di Milano, nell’occasione non ho potuto che apprezzare il sacrificio e la dedizione delle Forze dell’Ordine, debbo invece, per la mia carica, esprimere profondo rincrescimento e disappunto per l’associazione delle vostre parole fra la condizione di ‘distruttori di vetrine’ ed il fatto di portare un orologio Rolex al polso. Al di la’ del fatto che, dalla qualita’ delle foto e dei video che sono stati diffusi dai media e’ altamente improbabile poter desumere un’affidabile identificazione come Rolex (e ancor piu’ come Rolex autentico) dell’orologio indossato dai facinosrosi che stavano commettando evidenti reati, credo che il dettaglio dell’essere – o non essere – quest’ultimo di marca Rolex, sia obiettivamente cosa marginale rispetto al ‘cuore’ delle Vostre dichiarazioni”. “Ho preso la liberta’, dopo profonda riflessione di pubblicare la presente sulla stampa nazionale a doverosa autodifesa, nell’immediato, della reputazione del marchio e dell’immagine di Rolex. Confidando in una Vostra cortese rettifica, con ossequi, Gianpaolo Marini”.
Occorre sottolineare come la vicenda di Milano abbia finito per assumere contorni decisamente grotteschi. Prima con le dichiarazioni di Alfano e Renzi: frasi decisamente da tweet, più che dichiarazioni ufficiali. Poi, una difesa strenua, da parte di Rolex, che può suonare anche come una ulteriore pubblicità ad un’azienda che, come è noto, ha un pubblico d’élite. Sicuramente, poi, l’intenzione del ministro dell’Interno era quella di mettere in risalto il fatto che tra i protestatari si celano molti ‘figli di papà’, come ha dimostrato il video di quel ‘Mattia’, che in prima istanza ha dichiarato di sentirsi sempre attratto laddove c’è ‘casino’, perché lì prova ‘emozioni’. Uno studentello della provincia di Milano che il papà ha voluto subito difendere dichiarando che suo figlio ‘non è un violento’, ma solo ‘un pirla’. Magari un pirla che all’occorrenza, lontano dagli occhi del papà e dai suggerimenti del suo avvocato, diventa un violento. Forse il 1° maggio, a Milano – è da dimostrare con lui non abbia partecipato attivamente alle devastazioni -, magari in un’altra prossima occasione.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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