Ciack, si piange. Se ridere fa bene alla salute – allontana le tensioni e riduce i livelli di stress – anche un bel pianto può avere un effetto positivo. Almeno se ci si commuove davanti a un classico film strappalacrime.
Secondo una recente indagine, infatti, chi ha pianto è più felice, 20 minuti dopo, rispetto a chi è rimasto a ciglia asciutte. Nella ricerca, pubblicata su ‘Motivation and Emotion’ e descritta sul ‘Daily Mail’, un gruppo di volontari ha visto ‘La vita è bella’ o ‘Hachico – Il tuo miglior amico’. Il film che è valso l’Oscar a Roberto Benigni ha fatto piangere il 45% degli spettatori, mentre la storia del cane devoto il 60%.
Ma la scoperta più interessante è che, 20 minuti dopo la visione, chi aveva pianto è risultato più felice e si è sentito meglio rispetto agli altri spettatori. E dopo un’ora stava ancora meglio. Secondo Asmir Gracanin della Tilburg University piangere può scatenare il rilascio dell’ormone del buonumore. Le lacrime sono utili per sfogare stress, frustrazione e rancore: diciamo che un buon pianto alla fine è un sistema per sentirci meglio!
In Giappone, addirittura, ci sono hotel (ad esempio, il Mitsui Garden Yotsuya di Tokyo) che offrono a sole donne camere del pianto, dotate di ogni comfort, per sfogarsi lontano da occhi e orecchie indiscreti davanti a un film romantico o drammatico, consolandosi con fazzoletti di carta e tessuti di lusso e, tornando belle, con maschere lenitive.
Quali sono i film più strappalacrime di sempre? Su questo argomento le classifiche sono molte, ma in ognuna c’e la storia d’amore impossibile (“Colpa delle stelle”, storia di due adolescenti malati e innamorati), quella che ricorda lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale (“Schindler List”), come anche storie per bambini (“Toy story 3) ed argomenti di un certo peso come la condanna a morte negli Usa (“Il miglio verde”) ed altri toccanti come lo ‘schindler’ africano, ovvero il genocidio tra tutsi e hutu che nel 1994 sconvolse il Rwanda (da cui il film “Hotel Rwanda”).
A.B.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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