Si avviano alla conclusione le trattative per l’accordo sul programma nucleare iraniano.
A Losanna si respira ottimismo sulla ripresa dei lavori, anche se i rappresentanti dell’Iran e delle grandi potenze, i cosiddetti “5+1”, non sono riusciti a concludere un’intesa preliminare entro la mezzanotte del 31 marzo come promesso.
Già nei giorni scorsi, comunque, erano stati gli stessi protagonisti ad ammettere che all’accordo si sarebbe potuto arrivare con qualche giorno di ritardo sui tempi previsti.
I negoziatori hanno ancora due nodi da sciogliere.
Il primo è il calendario della revoca delle sanzioni imposte dall’ONU all’Iran: Teheran le vorrebbe rimosse al momento della firma dell’accordo, gli altri Stati hanno proposto diversi calendari dipendenti dal parere degli osservatori internazionali.
Il secondo riguarda invece il tipo di attività che sarà consentita alla Repubblica Islamica negli anni a venire, in cui resterà “osservata speciale” da parte degli ispettori dell’AIEA, l’agenzia ONU per l’energia atomica.
Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che appena due giorni fa aveva abbandonato i lavori minacciando di far saltare l’accordo, è apparso oggi il più ottimista dei negoziatori.
Secondo il capo della diplomazia di Mosca, al tavolo delle trattative si sarebbe raggiunta un’intesa “su tutti i punti chiave”; poi la palla passerebbe ai “tecnici” incaricati di redigere materialmente il documento nei prossimi tre mesi.
La bozza d’accordo, ha spiegato Lavrov, contiene disposizioni sul monitoraggio AIEA del programma nucleare iraniano e sulla road map da seguire per la graduale revoca dalle sanzioni.
Secondo il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif, è “altamente probabile” che entro la giornata di oggi i diplomatici riuniti a Losanna rilascino almeno una dichiarazione congiunta.
“Le soluzioni sono state completamente definite sulla maggior parte delle questioni – ha dichiarato Zarif all’agenzia iraniana Tasnim – e la scrittura dell’accordo comincerà da domani”.
Pur sempre ottimista, anche se con riserva, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. Rientrato a Parigi per riferire in Consiglio dei Ministri, alla presenza del Presidente della Repubblica François Hollande, il ministro ha dichiarato che sono stati fatti “passi avanti”, ma “non su tutti i punti”.
Fabius si è detto comunque pronto a ripartire per la Svizzera appena le trattative riprenderanno.
Intanto il Presidente USA Barack Obama si è collegato in videoconferenza con il suo Segretario di Stato John Kerry per fare il punto della situazione.
Concludere un accordo con un nemico storico come l’Iran, che il suo predecessore George W. Bush aveva incluso fra gli stati-canaglia, sarebbe un successo clamoroso della politica estera di Obama, fatta di disimpegno militare e riapertura dei canali diplomatici.
Un eventuale ritorno di Teheran fra gli interlocutori diplomatici presentabili, invece, spaventa i suoi rivali alleati con gli USA, come Israele e Arabia Saudita
È questo il motivo che ha spinto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a chiedere alla comunità internazionale di “puntare i piedi per un accordo migliore”.
Netanyahu è da sempre radicalmente contrario a trattare con l’Iran, Stato che più volte ha minacciato Israele di distruzione.
Secondo il premier, “quella attuale è una cattiva intesa che danneggia Israele, il Medio Oriente e il mondo intero”.
Se le trattative non incontreranno altri ostacoli e veramente si raggiungerà un accordo entro pochi giorni, i rappresentanti dell’Iran e dei 5+1, i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e USA) più la Germania, avranno a disposizione ancora tre mesi per stilare un accordo definitivo.
Filippo M. Ragusa
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