Il “Nuovo cinema Paradiso” scompare. Secondo i dati ANEC (associazione degli esercenti cinematografici) dal 2000 al 2014 in Italia sono state chiuse 888 sale e più di mille schermi hanno smesso di proiettare film. I piccoli cinema che ogni settimana o poco più presentavano un nuovo titolo non esistono quasi più.
Scompaiono pure le tradizionali figure della bigliettaia e della maschera, volti noti e familiari, che in un certo senso rappresentavano i veri critici cinematografici cui ci si rifaceva per selezionare un film o commentarlo. E con loro muore anche il piacevole rito di andare al cinema, incontrare gente che attende di vedere il tuo stesso film e condividere le proprie aspettative e impressioni rispetto allo spettacolo.
Oggi nelle città, anche quelle più piccole, gli enormi cinema multisala hanno soppiantato le piccole sale di quartiere. I film vengono programmati e proiettati in modo quasi industriale. Per il pubblico la scelta è certamente aumentata, le proposte sono tante e varie, ma non sempre di qualità: perchè fra tanti titoli è facile sentirsi disorientati.
Per uno spettatore che desideri andare a colpo sicuro e vedere uno spettacolo che possa essere quasi sicuramente di suo gusto decidere di andare al cinema oggi significa fare un attento studio preliminare di titoli, sale e orari. Ma non solo. Dopo aver accuratamente incrociato tutti questi dati, anche se si è così abili da aver prenotato i posti in sale via internet, sarà comunque necessario andare al cinema almeno mezz’ora prima e mettersi pazientemente in coda per ritirare il proprio biglietto insieme a decine di altri spettatori, che probabilmente vedranno tutt’altro, per poi infine sorbire almeno venti minuti buoni di pubblicità prima dell’inizio della proiezione dell’agoniato film scelto.
L’ampia offerta richiede necessariamente l’impiego di una macchina in cui lo spettatore è solo un rapido fugace fruitore: vede il film, sorbisce i suoi pop-corn – oggi anche i suoi nachos- e poi fuori, direttamente all’esterno della sala, per dimenticare in un frammento di secondo circa 100 minuti di fotogrammi.
Le grandi catene di distribuzione cinematografiche hanno pressoché il controllo delle programmazioni, scelgono cosa produrre, quanto e dove vale la pena distribuire un film e, in base all’affluenza nelle sale, modificano, anche giornalmente, orari e titoli.
Eppure fortunatamente, nonostante l’assenza di una legislazione chiara a sostegno dei piccoli esercenti cinematografici, una parte del cinema indipendente riesce ancora a far leva su alcune piccole sale d’essai o sul circuito dei tanti e vari Festival, continua a sopravvivere e alle volte riesce persino a sfondare la cortina di ferro dei grandi distributori.
In una sua nota inoltre l’ANEC precisa: saldo positivo di 515 schermi dal 2000. “No a una visione nostalgica della sala cinema-afferma una nota dell’associazione presieduta da Luigi Cuciniello-. I dati diffusi in questi giorni sulle sale chiuse in Italia danno un’idea incompleta dell’evoluzione del mercato sala: se dal 2000 al 2014 hanno chiuso 1.149 schermi in 946 complessi, nello stesso periodo ne sono stati aperti 1.664 in 195 complessi, con un saldo positivo di 515 schermi“.
Vania Amitrano
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