Gli USA potrebbero rompere la sostanziale neutralità mantenuta fino a questo momento sulla questione ucraina. L’amministrazione Obama infatti, secondo indiscrezioni del New York Times, avrebbe deciso di sostenere militarmente il governo di Kiev contro i separatisti filorussi.
Il governo americano, sempre secondo quanto riportato dal NYT, ha deciso di giocare una carta rischiosa che potrebbe portare ad un imprevedibile quanto pericoloso braccio di ferro con la Russia di Vladimir Putin.
Le linee guida del progetto di assistenza al governo ucraino sono contenute in un rapporto pubblicato in queste ore dall’Atlantic Council e firmato da otto ex membri di alto profilo della diplomazia, del governo e delle forze armate USA. Secondo le fonti del New York Times, che hanno chiesto e ottenuto di restare anonime, a favore delle misure contenute nel rapporto sarebbe il Segretario alla Difesa Chuck Hagel; il Segretario di Stato John Kerry e il Capo di Stato Maggiore Martin E. Dempsey si sarebbero detti disposti a prenderle in esame. La posizione ufficiale della Casa Bianca è sempre favorevole a una soluzione diplomatica della crisi, ma i recenti insuccessi dell’esercito ucraino, uniti alla relativa inefficacia delle sanzioni economiche USA-UE imposte alla Russia, potrebbero convincere il presidente Obama ad approvare un intervento più diretto.
Le misure contenute nel rapporto prevedono la fornitura a Kiev di equipaggiamenti bellici, tra cui armamenti pesanti e tecnologie d’avanguardia, per un valore complessivo di tre miliardi di dollari. Questi andrebbero a integrare le antiquate dotazioni belliche di cui dispone l’Ucraina, in alcuni casi vecchie di vent’anni, e quasi tutte di provenienza ex Unione Sovietica. Nel dettaglio, gli Stati Uniti dovrebbero fornire missili anticarro Javelin, mezzi corazzati e radar a lungo raggio, in grado di individuare con precisione la posizione delle batterie missilistiche e dell’artiglieria nemica. Si prevede anche di dotare Kiev di droni da ricognizione e di sistemi di comunicazione criptata.
Il presidente russo Vladimir Putin è accusato di non aver rispettato gli accordi per il cessate il fuoco presi nel settembre scorso a Minsk. In effetti, in Ucraina si è segnalata la presenza di carri T-72 e T-80, di artiglieria e di altri armamenti pesanti di fabbricazione russa. Oltre alle dotazioni, stime NATO riferiscono di un migliaio di specialisti inviati dalla Russia per addestrare i ribelli.
Negli ultimi quattro mesi i separatisti si sono assicurati il controllo di cinquecento chilometri quadrati di territorio, prendendo il controllo dell’aeroporto di Donetsk, mentre in questi giorni stanno attaccando in forze il nodo ferroviario di Debaltseve, a metà strada fra Donetsk e Luhansk. Questa mattina il presidente dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Zakharchenko, ha annunciato una mobilitazione generale con cui conta “ di poter schierare centomila effettivi entro una decina di giorni”.
L’amministrazione Obama ritiene che Putin voglia forzare la mano dell’Ucraina e della comunità internazionale, rendendo di fatto superato il memorandum di Minsk, per ottenere un nuovo accordo più favorevole a Mosca da parte di alleati e sostenitori. A sua volta, Washington vorrebbe impedirlo rendendo insostenibili per Putin i costi del coinvolgimento militare a sostegno dei separatisti ucraini.
Filippo M. Ragusa
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