Gli oceani si riscaldano più velocemente del previsto e senza interventi avremo tempeste e piogge più forti. Ne abbiamo già avuto un assaggio nel 2018 che si appresta ad essere l’anno più caldo per gli oceani, quindi per la Terra, e che non ci ha risparmiato incendi, tempeste, piogge da record, ondate di calore. Il riscaldamento di queste sconfinate distese d’acqua sta accelerando più velocemente del previsto e l’ipotesi che ci fosse stato un rallentamento nelle emissioni dei gas serra negli ultimi 15 anni è alla prova dei fatti infondata. Lo spiega sulla rivista Science uno studio coordinato dall’Accademia cinese di scienze.
Grazie al rivoluzionario sistema di osservazione degli oceani Argo che è in funzione dal 2000, temperatura, acidità e salinità sono ora misurati con grande accuratezza, grazie all’impiego di quasi 4000 sonde robotiche collocate nelle acque di tutto il mondo, e in grado di muoversi a diversi livelli di profondità, inoltre grazie al collegamento satellitare le informazioni arrivano in tempi rapidi agli istituti di ricerca. Reinterpretando anche i vecchi dati, è stato possibile ricostruire le temperature oceaniche fino al 1960, rilevando come non solo gli oceani si stiano scaldando, ma come il loro ci sia stato negli ultimi anni un innalzamento tanto rapido quanto inaspettato. Il 2018 si classificherà, probabilmente, come l’anno più caldo per gli oceani, superando il 2017 che deteneva il record. A seguire il 2015, anche se il 2016 è stato il più caldo a livello di temperatura media superficiale globale, in parte dovuto all’impatto di El Nino.
Gli oceani, che assorbono circa il 93% dello squilibrio energetico della Terra creato dall’aumento dei gas serra prodotti dall’uomo e intrappolati nell’atmosfera, sono la principale memoria del cambiamento climatico del pianeta. Il loro riscaldamento contribuisce all’aumento del livello dei mari che a loro volta causa piogge più intense, tempeste e cicloni più lunghi, come Harvey nel 2017 e Florence nel 2018. A ciò si aggiunge il restringimento dei ghiacciai e delle calotte ai poli, insieme al calo dell’ossigeno negli oceani e la distruzione delle barriere coralline.
Se non si interverrà, conclude lo studio, si prevede che la temperatura degli oceani salirà di 0.78° entro la fine del secolo, portando ad un innalzamento del livello dei mari di 30 centimetri, e dunque a tempeste, uragani e piogge sempre più forti.
E.R.
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