Dire che prima o poi un Luca Traini qualunque, in un qualunque sobborgo d’Italia avrebbe potuto colpire, come purtroppo è successo a Macerata, per vendicare qualcosa o qualcuno nel quadro sociale devastato e fuori controllo di un paese come l’Italia non ancora uscita dal tunnel della crisi ed in attesa di un importante giudizio politico elettorale, era fin troppo scontato.
Talmente scontato che il furore che serpeggia tra chi si sente tradito da uno Stato e dalle istituzioni non in grado di gestire l’emergenza dell’immigrazione e della sicurezza, rischia di trovare valvole di sfogo nella follia omicida di chi, leggendo il Mein Kampf, non è in grado di mediare e controllarsi quando ad aggravare le cose arriva il fattaccio. L’elemento scatenante in questo caso si chiamava Pamela Mastropietro, una giovane e dolce ragazza distrutta dalla droga che sulla sua infelice strada ha trovato un altro disperato, un ragazzo nigeriano senza permesso e con precedenti penali che l’ha fatta a pezzi per liberarsi di un problema per chi come lui dello spaccio di droga ne faceva una ragione di vita. Ora capire se la ragazza è morta per overdose o se sia stata semplicemente uccisa e ferocemente sezionata è una questione secondaria che non deve far dimenticare le responsabilità della politica.
Dai leader e dai partiti in corsa per l’appuntamento del 4 marzo ci si attendeva un comportamento pù serio e responsabile. La sparatoria di Macerata ed il ferimento dei sei ragazzi di colore è stata l’ennesima occasione per non confrontarsi pensando stupidamente che l’episodio potesse essere sfruttato politicamente. Ed ecco che Matteo Salvini diventa il leader di una Lega ” xenofoba e razzista”, e tutti coloro che, a cominciare dal presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, provano a porre l’accento sulla questione dell’immigrazione selvaggia e della impossibilità a gestire l’emergenza sociale che si sta imponendo in ogni angolo d’Italia, si risponde con un palleggiamento di responsabilità vergognoso.
Illuminante al riguardo la risposta del leader del Pd Matteo Renzi che nel tentativo di alzare la palla contro il centrodestra dopo la sortita del Cavaliere sui seicentomila clandestini, nel chiaro intento di fare ancora una volta dell’antifascismo la carta vincente per le difficoltà interne al partito che non riesce ad ingabbiare, pensa bene di offrire agli italiani e alla storia una pregevole fake news: la colpa dell’immigrazione fuori controllo è di Berlusconi che quando era al governo decise, come un novello Scipione l’Africano, di portare la guerra in Africa per l’esattezza nella nostra ex colonia di Libia all’epoca governata dal colonnello Gheddafi.
In verità quell’avventura neoimperialista fu un capolavoro di Sarkozy e degli inglesi che in funzione antitaliana, grazie anche alla complicità dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, decisero di dare il colpo di grazia a Gheddafi. Anche lì si voleva e si doveva portare, come sosteneva l’ex presidente, la democrazia in Libia. Ma purtroppo non andò cosi. In Libia abbiamo portato violenza e devastazione di uno stato con il quale l’Italia aveva ed ha interessi strategici da difendere, interessi oggi in mano di chi allora scatenò la guerra. E, come dono finale, le ondate di immigrati governate dai trafficanti di esseri umani.
E’ questo che dovrebbe ricordare Renzi e tutti coloro che oggi cercano di nascondere le proprie reponsabilità alimentando insieme alla paura della gente anche la spudorata viltà di chi non vuol vedere lo sfascio che la politica sull’immigrazione degli ultimi sette otto anni ha provocato.
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