“Questa mattina presto il parlamento greco ha fatto un altro importante passo verso l’applicazione degli impegni concordati con l’Eurosummit nelle conclusioni del 13 luglio per ricostruire la fiducia con i partner internazionali”.
Così la commissione europea ha salutato l’approvazione della seconda tranche di riforme che Atene si è impegnata a portare avanti. Dopo una “rapida valutazione” la troika ha ritenuto che “le autorità greche hanno attuato legalmente il secondo set di misure in tempo e in mondo generalmente soddisfacente”. Ora “i negoziati sul Memorandum devono proseguire il più rapidamente possibile” consentendo così la definizione di un nuovo programma di aiuti.
Tavolo al quale il Fondo Monetario Internazionale si siederà solamente se ci saranno “impegni concreti e specifici sul fronte della ristrutturazione del debito”. Il portavoce Gerry Rice ha chiarito ancora una volta che “una ristrutturazione è assolutamente necessaria perché il programma sia realmente efficace”.
Sono comunque significativi i numeri con i quali il parlamento greco ha adottato queste misure: 230 voti a favore e 60 contrari, rispetto ai 229 favorevoli e 64 contrari della prima tranche. Il governo guadagna un margine di 5 voti, comunque importanti per il premier Tsipras che proprio ieri aveva rivendicato la bontà delle sue scelte. Soprattutto, è importante constatare come tra i ‘si’ espressi ieri in aula ci sia quello dell’ex ministro Varoufakis, che sebbene abbia sempre rispettato Tsipras non ha mancato di sottolineare, anche con asprezza, la distanza di vedute sul piano per tirare fuori Atene dalla crisi e dall’incombenza dei creditori.
Un voto che è stata la “cosa giusta” secondo Argyris Panagopoulos, il portavoce italiano di Syriza. Varoufakis, nell’analisi di Panagopoulos, avrebbe “capito tutti gli sforzi che sono stati fatti e il suo voto è anche coerente con il lavoro che lui stesso ha portato avanti per questi anni contro tutti i diktat”.
Per il portavoce è però arrivato “il momento di concentrarci sulla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, per far capire alla gente che andremo a colpire la ricchezza nascosta e non i soliti pensionati o lavoratori”.
Un tema, quello dell’evasione, sempre più sotto la lente d’ingrandimento: la stampa locale, riferisce che l’ufficio preposto alla verifica dei contribuenti con grandi patrimoni all’interno dell’Agenzia delle Entrate ellenica, ha preso di mira diversi professionisti e uomini d’affari che non avrebbero dichiarato redditi proporzionati ai loro beni.
L’Ufficio delle imposte greco procederebbe a bloccare una ventina di conti correnti bancari al giorno di persone che hanno trasferito oltre 100mila euro all’estero o eseguito operazioni irregolari per importi pari o superiore a 300mila euro.
Non è solo l’evasione, però, a preoccupare la fragile economia ellenica. Stando ad uno studio del Centro per la pianificazione e le ricerche economiche, dal 2008 hanno chiuso 229mila tra piccole e medie imprese e la perdita di 700mila posti di lavoro. Un dramma causato in parte dalla crisi, in parte dalla difficoltà ad accedere a finanziamenti bancari. Stesso discorso anche per l’andamento del mercato immobiliare, che rischia di tornare in una pesante spirale negativa e perdere altri 18 punti percentuali rispetto ai prezzi attuali per un “calo complessivo del mercato che raggiungerà il 60%”, spiega alla stampa locale Tasos Tsombanidis, esperto di Glp Values che ha approfondito in un rapporto la situazione del mattone.
Sempre rimanendo in tema di mercati, la prossima settimana, invece, il governo potrebbe essere chiamato a decidere la riapertura della borsa, chiusa da poco meno di un mese a causa del controllo sui capitali imposto nei momenti più delicati della crisi.
L’Hcmc, organismo di controllo assimilabile alla Consob, ha chiarito infatti che la riapertura dei mercati finanziari rimane subordinata a una decisione del ministero delle Finanze.
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