Per l’omicidio di Noemi è arrivata la prima importante condanna. Diciotto anni e 8 mesi di reclusione per il diciottenne di Montesardo Salentino, Lucio Marzo reo confesso dell’omicidio della sua fidanzata sedicenne, picchiata ed uccisa il 3 Settembre del 2017. Lo ha deciso il Tribunale dei Minorenni di Lecce dove il processo si è celebrato con rito abbreviato.
Comprensibile e rabbiosa la reazione della madre di Noemi, Emma Rizzo. “Non potrò mai perdonarlo, bisogna dargli l’ergastolo“, ha detto subito dopo la sentenza. “Con Lucio – ha spiegato la donna-ci siamo guardati negli occhi e in quello sguardo c’era un anno intero di sofferenza”. “La parola perdono – ha sottolineato – non esiste perché non potrò mai perdonarlo. Lui dovrà chiedere perdono a Noemi e alla sua coscienza“. “Bisogna che cambi questa giustizia – ha aggiunto la mamma di Noemi – che cambino queste leggi: un reo confesso di un delitto fatto con così tanta crudeltà non può partire con un rito abbreviato per minori”. “Bisogna dargli l’ergastolo – ha concluso – poi si vede in che maniera recuperarlo, ma in un secondo momento. Intanto deve pagare”.
Il diciottenne di Montesardo Salentino aveva confessato l’omicidio della sua fidanzata sedicenne Noemi Durini, uccisa il 3 settembre del 2017. Il cadavere venne fatto trovare dall’imputato dieci giorni dopo il delitto in un uliveto di Castrignano del Capo.Un omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà dai futili motivi, questa la teoria degli accusatori di Lucio Marzo. Noemi non è morta a causa di un colpo di pietra alla testa. E’ quanto mostrò il primo esame radiologico effettuato dal medico legale Roberto Vaglio sul corpo della ragazza. Dalla Tac eseguita nella camera mortuaria dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, non sarebbero emersi infatti segni di fratture scheletriche, tantomeno al cranio. Il risultato della Tac cambia quindi le prospettive sia dell’indagine penale che di quella medico legale che ora dovrà cercare le cause della morte in altre lesioni presenti sul corpo della giovane, sul cui collo sono evidenti segni riconducibili a dei tagli. Il fidanzato diciassettenne della giovane, che si è autoaccusato del delitto, nell’ultimo interrogatorio ha detto di averla uccisa con un coltello che la stessa Noemi aveva portato con sé il giorno in cui uscì di casa a notte fonda per incontrarsi con lui. Il piano, secondo il racconto del giovane, sarebbe stato quello quello di sterminare la famiglia di lui che ostacolava il loro rapporto.
Noemi Durini era scomparsa da casa il 3 settembre scorso, l’ultima sua immagine è stata catturata da una telecamera di sorveglianza e risale alle 5 del mattino di quel giorno. Si vede una Fiat 500 bianca sulla quale sale e alla cui guida si trova il fidanzato 17enne. Nell’immagine si vede l’utilitaria arrivare e fermarsi in via San Nicola, a Specchia, a poche centinaia di metri da casa della giovane. A bordo ci sono i due fidanzati, con il 17enne al volante della vettura intestata alla madre. Agli inquirenti, per giorni, il 17enne, di Alessano, ha raccontato di aver accompagnato la sedicenne nei pressi del campo sportivo di Alessano e di averla lasciata lì.
E.S.
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