E’ stato consegnato oggi ad Oslo il premio Nobel per la pace assegnato il 5 ottobre scorso all’attivista yazida irachena Nadia Murad e al medico congolese Denis Mukwege.
Murad, 25 anni, è sopravvissuta a violenze atroci ed è divenuta il simbolo delle sofferenze inflitte dall’Isis alla sua comunità, gli yazidi. Mukwege, 63 anni, ha dedicato tutta la sua vita a curare le orribili ferite delle donne vittime di stupri. Due generazioni, due paesi, due mondi, accomunati dalla lotta contro “l’uso della violenza sessuale come arma di guerra”.
“L’unico premio nel mondo che può ripristinare la nostra dignità è la giustizia e la messa in stato d’accusa dei criminali”. Lo ha detto Nadia Murad, ricevendo a Oslo il premio assegnatole. Il suo desiderio, ha scandito, è che i leader mondiali trasformino la loro vicinanza alle vittime in azioni contro gli autori degli abusi. “Non cerco maggiore comprensione – ha sottolineato Murad – voglio tradurre questi sentimenti in azioni sul terreno”.
Denis Mukwege ha invece lanciato un appello per una più forte azione internazionale contro gli abusi sessuali come arma di guerra nei confronti delle donne. “Insisto sulla riparazione, su misure che diano una compensazione alle sopravvissute e le mettano in condizione di iniziare una nuova vita”, ha detto Mukwege, che ha fondato nel Congo orientale un ospedale dove ha curato decine di migliaia di vittime di stupri in oltre due decenni di guerre nel Paese. “Chiedo agli stati di sostenere l’iniziativa di creare un fondo globale per la riparazione nei confronti delle vittime di violenze sessuali nei conflitti armati”, ha aggiunto, sostenendo che i Paesi dovrebbero prendere posizione contro i “leader che hanno tollerato o, peggio, usato la violenza sessuale per prendere il potere… Questa linea rossa dovrebbe consistere nell’imporre sanzioni economiche e politiche nei confronti di questi leader e portarli in tribunale”. Il dottor Mukwege ha parlato anche delle prossime elezioni nella repubblica democratica del Congo auspicando che il voto si svolga in maniera corretta per evitare un conflitto aperto.
Nadia Murad è nata nel 1993 da famiglia di etnia yazida, contadina. Lei stessa crebbe all’interno di una fattoria. Nell’agosto del 2014 era una studentessa di 21 anni quando uomini dell’Isis giunsero nel villaggio dove abitava, radunarono la comunità yazida e uccisero 600 persone tra cui 6 fratelli di Nadia, oltre la loro mamma. Nadia diventò una delle migliaia (circa 7000) donne yazide fatte prigioniere dell’Isis. Venne portata come schiava nella città di Mosul dove fu picchiata, ustionata con mozziconi di sigarette e stuprata dagli uomini dell’ISIS. Nel novembre dello stesso anno riuscì a fuggire quando un soldato dell’ Isis dimenticò di chiudere a chiave la porta dell’abitazione in cui era tenuta prigioniera. Nadia trovò rifugio presso una famiglia della zona che l’aiutò a raggiungere il campo profughi di Duhok, nel nord dell’Iraq, e da lì Stoccarda, Germania.
Dal settembre 2016, è prima Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. nadia partecipa attivamente ad iniziative per sensibilizzare sul tema della tratta di esseri umani e rifugiati. L’avvocato Amal Alamuddin moglie di George Clooney ha spiegato presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) le motivazioni per cui ha accettato di rappresentare Nadia Murad nell’azione legale contro i comandanti Isis. Clooney, in quell’occasione, ha descritto il genocidio, lo stupro e la tratta come “burocrazia del diavolo a scala industriale” e ha sottolineato come la tratta di esseri umani è tuttora praticata dai soldati Isis, sia tramite i social network sia nelle zone da loro controllate. Nadia Murad ha ricevuto numerose minacce per via del suo impegno alla causa.
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