Forza, ferocia e capacità di distruzione sono i mezzi più antichi con cui da sempre il singolo o ristretti gruppi di persone conquistano ed impongono le proprie idee e il proprio potere sulla collettività, non è cosa nuova nella storia della umanità. La triste cronaca dei recenti atti compiuti dall’ISIS, soprattutto nella regione delle antiche rovine di Palmira in Siria, ci ricorda però che purtroppo non si tratta nemmeno di una modalità caduta in disuso e ci mostra che nel tempo l’uomo rimane tristemente uguale a se stesso. Dopo la devastazione di due templi a giugno e l’orribile esecuzione della scorsa settimana di cui è stato vittima lo studioso ottantunenne siriano Kaled al Hasaad, ieri i Jihadisti hanno compiuto un nuovo atto di violenza e distruzione stavolta su un altro tempio della splendida area archeologica di Palmira. Si tratta del tempio di Baalshamin, tempio del cielo, un sito che risale al secondo secolo dopo Cristo, dedicato ad una divinità assimilabile al romano dio Mercurio.
A riferirlo è ancora una volta l’ONDUS, osservatorio siriano per i diritti umani. Il Tempio si trova a poche centinaia di metri dal teatro romano che già a luglio era stato palcoscenico di orrori su cui erano andate in scena alcune esecuzioni di massa. L’orribile spettacolo mostrava venticinque soldati siriani inginocchiati, alle loro spalle altrettanti giovani, di cui alcuni non sembravano avere più di 13 o 14 anni, che li uccidono con un colpo alla nuca mentre sulle gradinate dell’anfiteatro assistono centinaia di uomini in abiti civili.
Palmira, splendido sito testimonianza dell’antico splendore di una civiltà ricca e fiorente risalente al II secolo dopo Cristo, oggi patrimonio dell’umanità, era stata catturata dai combattenti dello Stato Islamico il 20 maggio scorso e da allora si è trasformata in bersaglio e scenario di atti di efferata brutalità, dimensione di una furia devastante portata avanti per schiacciare e annientare l’uomo e il suo patrimonio storico, culturale e artistico. Un potere insensato e inaccettabile che non cerca e non potrebbe trovare né consenso né legittimità se non attraverso l’imposizione di una violenza brutale che produce solo odio e paura, uniche forze su cui è in grado di reggersi.
Vania Amitrano
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