Parigi ha vissuto ieri, alla vigilia dell’inaugurazione della Conferenza mondiale sul clina, un’altra brutta pagina della sua storia più recente. Place de la République, sacrario dedicato alle 130 vittime uccise dall’Isis, si è trasformata in un teatro di scontri fra manifestanti antiCOP21 e polizia. Testimoni hanno visto alcuni individui staccarsi dalla Marcia per il clima, che il governo francese non ha autorizzato come pure tutte le altre manifestazioni successive ai fatti del 13 novembre, ed utilizzare contro le forze dell’ordine i tanti omaggi – candele fiori ed altri ricordi – alle persone morte per mano dei terroristi deposti attorno alla statua della Marianne dalle migliaia di francesi che si sono recati a place de la République in una sorta di pellegrinaggio. Persino le scarpe radunate sulla piazza principale della zona dove si son o svolti gli attentati, che la Ong ambientalista Avaaz ha invitato a donare con un messaggio all’interno (ci sono anche quelle di Papa Francesco), sono state scagliate a mo’ di proiettile. Successivamente agli scontri, per i quali sono state identificate 341 persone di cui 197 trattenute. Molti altri militanti, pacifici, si sono adoperati invece per mettere a posto gli oggetti.
Parigi è città blindata per il vertice Cop21 con misure di sicurezza straordinarie e leggi speciali. Da una città colpita al cuore dagli attentati di due settimane fa, parte oggi la sfida mondiale per salvare il pianeta: 170 i Paesi dell’intero continente che partecipano al vertice. Il presidente francese Francois Hollande e il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon hanno accolto i circa 150 leader mondiali a Le Bourget, dove si svolgono i lavori. Un minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi sarà osservato poco prima dell’intervento del presidente francese.
Ventiquattro militanti ambientalisti in libertà vigilata “preventiva” per il pericolo che manifestino durante la conferenza sul clima Cop21, 2.000 operazioni di polizia in due settimane, 1.000 stranieri respinti alla frontiera; 15.500 i poliziotti schierati in tutta la Regione, quasi 3.000 in prima linea nel quartiere generale di Le Bourget, dove si svolge il vertile mondiale sul clima. Sono i numeri del ‘day after’ di un Paese dove nulla è come prima del 13 novembre, stato d’emergenza e leggi speciali vengono usati anche se non si tratta di combattere il terrorismo. Vietata da ieri anche la vendita nei supermercati e il trasporto di sostanze infiammabili, alcol denaturato, acetone, e di bombolette di gas, tutto “utilizzabile da individui isolati o in gruppo contro le forze dell’ordine”. Nulla a che vedere con il terrorismo, quindi. Ma la Francia ha già comunicato al Consiglio d’Europa la possibile “sospensione” di alcune regole sancite dalla Convenzione europea dei diritti umani.
Intanto, ad una settimana dalle elezioni regionali, dilaga il Front-National di Marine Le Pen: i sondaggi dell’istituto BVA nelle 12 regioni di Francia, vedono un’estrema destra in grado di vincere anche in Borgogna, in Bretagna e in Normandia. È la risposta netta e decisa dei francesi alle politiche disastrose del governo guidato da Francois Hollande e ai barbari attacchi dei terroristi islamici a Parigi.
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