L’aveva detto e così è stato. Il Def approvato questa sera in Cdm, non sarà fonte di nuovi sacrifici per i cittadini,Lo ha assicurato Renzi in persona.
Ore 22, termina il Consiglio dei Ministri che dalla mattina è stato fatto slittare dieci ore avanti. Il presidente Matteo Renzi in conferenza stampa conferma quanto trapelato in giornata sul documento economico finanziario (Def): il governo ha a disposizione un bonus da 1,6 miliardi che sarà, dice il Presidente del Consiglio, «reinvestito sulla base delle priorità». Il premier non dice di più, ma potrebbe trattarsi di un sostegno a favore dei più poveri.
Il Documento di economia e finanza è un testo di natura programmatica, che contiene gli indirizzi di politica economica, l’aggiornamento delle principali variabili macroeconomiche (Pil, deficit, debito, interessi, tasso di disoccupazione, previsioni sull’occupazione) per l’anno in corso e per il triennio successivo. Nessuna misura immediatamente operativa, dunque. Il complesso dei documenti comprende sia il Def vero e proprio, sia l’aggiornamento del Programma di stabilità, sia infine il Programma nazionale di riforma (in cui viene riassunta la strategia sul fronte delle riforme, con una proiezione fino al 2020)
La cifra alla quale il premier ha fatto riferimento, e della quale è ancora incerta la destinazione, è il cosiddetto “tesoretto” una somma di «risorse aggiuntive» individuate in sede di stesura del programma economico del Governo. Nel Documento, quelle risorse vengono conteggiate e «rese disponibili» per quest’anno, ma il loro impiego dovrebbe, ma anche qui il condizionale è d’obbligo, essere definito in un decreto ad hoc.
Intanto, il popolo della rete ha approfittato dell’hashtag #bonusdef per stilare la sua lista dei desideri: c’è chi destinerebbe le risorse ad asili nido e al sostegno alla maternità, chi ai disabili e alle associazioni del terzo settore, chi alla ricerca, chi alla ricostruzione de L’Aquila, chi all’occupazione giovanile, chi all’edilizia popolare, alle partite Iva o alle famiglie. Tutti i settori di intervento che sono stati in qualche modo in questi mesi presi in considerazione dal Governo, che, nella sua lista di desideri, ha però sempre indicato anche l’estensione degli 80 euro agli incapienti, rimasti fino ad oggi esclusi. La misura costerebbe tra 1,5 e 2 miliardi e potrebbe rientrare dunque tra le possibilità in esame. Così come la concessione di un assegno «popolare» o di «inclusione» per i poveri».
Quanto ai fondi stanziati «Ai Comuni di soldi ne stiamo dando tanti», ha detto Renzi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Undici miliardi per le metropolitane, per risolvere il problema che i cittadini conoscono bene, quello dell’attraversamento della città la mattina». A una domanda sui malumori che i «tagli» previsti dal Governo hanno suscitato in qualche regione, Renzi ha risposto che «Non esiste nessun problema per le Regioni. Se io fossi un presidente di Regione che ha 7 Province e 22 Asl, mi preoccuperei piuttosto di ridurre il numero delle Asl, cioè delle poltrone, e magari questo potrebbe aiutare ad avere delle performance ospedaliere migliori». Le Regioni, ha detto Renzi, «stanno discutendo con il ministero dell’Economia e della Salute per trovare punti di accordo sulle questioni della sanità. Se c’è l’accordo con le Regioni possiamo essere in condizione di ridurre le poltrone dei manager delle Asl e applicare i costi standard», ha osservato Renzi.
Rispondendo a una domanda di un giornalista, a proposito delle indagini che riguardano i politici corrotti, il premier ha detto: «Le indagini vanno portate fino in fondo, chiedo ai magistrati di fare con libertà il loro lavoro, sono felice quando l’indagine arriva a sentenza. Quando c’è la sentenza le istituzioni sono credibili. Ora il nostro obiettivo, là dove c’è un’indagine per corruzione, è che ci sia il massimo sostegno alla magistratura e alle forze di giustizia perché si arrivi a sentenza prima possibile. Fino a che non si arriva a una sentenza nessuno ha titolo per dire che tutti sono uguali, che rubano».
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