Papa Francesco
“In questo problema non ci saranno figli di papà, niente privilegi“, aveva detto Papa Francesco, apparso particolarmente turbato dal dilagare della pedofilia tra i vescovi, sul volo di ritorno dalla Terra Santa. Detto, fatto.
Monsignor Rogerio Ricardo Livieres Plano
Così, dopo la restrizione ai domiciliari dell’ex nunzio apostolico (era stato già ridotto allo stato laicale dall’ex Sant’Uffizio) di stanza nella Repubblica Doninicana, il polacco Jozef Wesolowski, sotto la lente d’ingrandimento della giustizia vaticana è finito anche monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano, rimosso dalla diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay. Livieres, accusato, tra l’altro, di malversazione e copertura di abusi sessuali di preti della sua diocesi, è stato avvicendato nel ruolo di “amministratore apostolico” da monsignor Ricardo Jorge Valenzuela Rios.
Monsignor Ricardo Valenzuela Rios
“In questo momento, ci sono tre vescovi sotto indagine“, aveva detto il Papa sempre sull’aereo da Gerusalemme. Quindi, questo è solo il secondo dei tre casi cui il Vaticano sta conferendo carattere di estrema urgenza. Si attendono notizie sul terzo prelato indagato.
Quanto a Wesolowski, accusato di abusi sessuali su minori e di possesso di materiale pedopornografico (avrebbe adescato non meno di sette minori eli avrebbe pagati per prestazioni sessuali così come li avrebbe filmati durante la masturbazione), è in attesa delle decisioni del Pm vaticano che, terminate le indagini ulteriori che riterrà necessarie e gli interrogatori opportuni dell’imputato assistito dal suo avvocato, potrà formulare al Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio, e qualora questa sia accettata inizierà il processo. Vista la delicatezza della questione e i tempi richiesti da una simile vicenda giudiziaria, il dibattimento in Aula non dovrebbe aver luogo, comunque, prima di fine 2014 o, al più, dei primi mesi del 2015.
Jozef Wesolowski
La legge che sarà applicata a carico di Wesolowski non sarà quella “nuova”, in vigore dal primo settembre 2013 con la riforma del Codice penale vaticano, perché i fatti addebitati all’imputato oggi conosciuti sono precedenti all’entrata in vigore di tale legge. In ogni caso, fa sapere il portsvoce vaticano, padre Federico Lombardi, “le pene previste dalla legislazione precedente per i reati attualmente contestati possono valutarsi intorno a 6 o 7 anni, ma con la possibilità di variazioni per aggravanti alla luce di circostanze che risultino dalle indagini“. Attualmente, Wesolowski si trova agli arresti domiciliari all’ultimo piano del Palazzo del Tribunale vaticano, nei locali del Collegio dei Penitenzieri per “evitare la possibilità dell’allontanarsi dell’imputato e il possibile inquinamento delle prove“, spiega padre Lombardi.
Insomma, in questa lotta aperta alla pedofilia intrapresa da Bergoglio e che non conosce precedenti nella ultramillenaria storia della Chiesa, il Papa sta mostrando un grande coraggio e molta coerenza con quanto promesso. “Niente privilegi“. Ma per davvero.
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