Marino tra emergenza bilancio e voglia di rimpasto

Le grane per Roma Capitale sembrano non finire mai. L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è quella che ci consegna in eredità la decisione, drastica quanto criticata e criticabile sotto più profili sia sostanziali che di forma (leggasi anche semplice “buona educazione” nel liquidare un proprio assessore), del sindaco Marino di assumere l’interim del bilancio capitolino, “silurando” Daniela Morgante. All’ormai ex assessore, è stato contestato di aver proposto un riduzione strutturale della spesa in luogo della più semplice e semplicistica via dell’aumento di tasse (Tasi)  e tariffe.

Il tempo, inizialmente più che congruo (Renzi aveva concesso ben 120 giorni per approntare un piano di rientro, quindi luglio come deadline), ora sembra sempre più stringere. Ed esige, da parte del primo cittadino della Capitale, una scelta improcrastinabile sulle priorità da affrontare: o dedicarsi immediatamente all’approvazione del nuovo bilancio o procedere ad un rimpasto di Giunta di cui, però, vista la drammaticità dei conti, nessuno avverte l’impellente necessità. Nemmeno in casa Pd.

Le ultime dichiarazioni rilasciate dal sindaco (“Serve approvare il bilancio entro fine mese, per permettere ai Municipi di spendere. Dopo ci sarà un nuovo assessore.”) lasciano ben sperare che il buonsenso prevalga sulla logica delle piccole beghe interne. Anche se, a dire il vero, di buonsenso da parte dell’amminbistrazione attuale si è visto, sin qui, ben poco.

Il laconico annuncio di Marino dovrebbe, comunque, aver sortito l’effetto, nell’immediato, di rasserenare gli animi di chi, Renzi in testa, stavano guardando con grande preoccupazione (e malcelato fastidio) alla situazione della Capitale e, in particolare, all’escalation di tensione nell’ambito della squadra del suo primo cittadino.

Le elezioni europee sono alle porte e il presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione di tollerare che, alla vigilia di un test così delicato per il suo partito, piccole diatribe di cortile possano prendersi le luci della ribalta e confermare che, all’interno del Pd, l’unità d’intenti sia molto meno granitica di quanto si voglia far credere.

In attesa di conoscere il nome del nuovo assessore, Marino è al lavoro all’interno di una sorta di cabina di regia che vede anche la presenza del sottosegretario Legnini (piuttosto critico nei confronti delle ricette della Morgante, ritenute “insostenibili”) e del deputato Causi.

Obiettivo? Cercare di procedere nell’approvazione del bilancio senza tralasciare i “compiti a casa”, ossia il piano di rientro. Per ottemperare si pensa a trasferimenti dalla Regione, ad un anticipo da parte della Cassa depositi e prestiti, oltre al consueto “bagno di sangue” in termini di tassazione. Quello che la Morgante avrebbe volentieri risparmiato ai cittadini della Capitale. Il tutto, sempre in attesa della conversione in legge dell’ultima riedizione del decreto “Salva Roma”.

Un pasticciaccio brutto. Speriamo bene. Altro non si può dire.

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