La strada che porta all’elezione di Romani Prodi al Quirinale è apparentemente sia stretta che molto larga.
Il Centrosinistra, a cui servono soltanto otto grandi elettori per eleggere il Professore al quarto scrutinio, ha per ora incassato i no di Scelta Civica e M5S, ma confida di trovare degli appoggi in entrambi i partiti.
Il partito di Monti ha definito la candidatura di Prodi “divisiva”, e ha fatto il nome di Annamaria Cancellieri, anche in accordo col Pdl, ma potrebbe rendersi disponibile a votare l’esponente PD alla quinta votazione, nel qual caso Bersani potrebbe dare l’ordine ai suoi di non bruciare il nome facendo votare scheda bianca anche al quarto scrutinio.
Il M5S va invece avanti col nome di Rodotà, selezionato dopo le rinunce di Gabanelli e Strada, ma il nome di Prodi non è sgradito a parte del Movimento, essendosi posizionato ottavo nelle Quirinarie e riconosciuto come buon Presidente della Repubblica anche da Grillo in un post del suo blog.
All’interno del PD le correnti sono apparentemente compatte, e il nome del Professore all’incontro è stato accolto da un’acclamazione (stratagemma che ha anche evitato il voto interno), con Giovani Turchi e dalemiani meno entusiasti della scelta e renziani gongolanti per quella che considerano una vittoria.
C’è poi la questione dei franchi tiratori, del voto segreto e se Prodi verrà percepito come colui che accelera lo scioglimento delle Camere o prolunga la durata della Legislatura: ragionamento che potrebbe portargli o togliergli voti in entrambi gli schieramenti.
G.D.