“Si è costruito un dibattito isterico sulla stepchild adoption“. Poco più di un mese fa Nichi Vendola, ora neo papà, lo dichiarava in un’intervista trasmessa da Matrix nella puntata di ieri sera. “Credo che la realtà dei fatti sia molto semplice: se una coppia ha un figlio, che è biologicamente figlio di uno dei due partner, ma entrambi educano, è naturale tutelarne i diritti nel caso in cui il padre biologico, per qualunque ragione, venga a mancare”.
Ma l’intervista dell’ex governatore della Puglia, realizzata più di un mese fa – prima dell’approvazione da parte del Senato della legge sulle unioni civili – è destinata a far discutere. Per più di una ragione: primo, per la nascita di Tobia – il figlio biologico del compagno di Nichi, Ed Testa, nato in una clinica canadese- e che Vendola adotterà grazie alle leggi nordamericane. C’è chi in questa procedura ravvisa un “commercio di bammbini”: “Vendola e il suo compagno siano subito arrestati per il reato di compravendita di minori”, ha chiesto il consigliere regionale veneto Stefano Valdegamberi, eletto con la lista Zaia Presidente. “In un Paese dove per un “carro di carnevale”, del tutto inoffensivo, sono stati arrestati per terrorismo e sovversione ben 24 veneti, ad oggi nessuna Procura italiana si è ancora mossa contro il commercio di bambini di cui si sono autodenunciati Vendola e il suo compagno».
C’è poi la maternità in prestito, o surrogata, che il leader di Sel vede in un modo del tutto personale: l’utero della donna che si offre di portare avanti una gravidanza per conto terzi, può essere prestato anche come “gesto d’amore”, per “solidarietà”. “Ci sono situazioni in cui i diritti delle donne possono essere conculcati. La strumentalizzazione mercantile di una donna può essere veramente un pericolo”, premette Vendola, ma “ci sono Paesi – Israele, Stati Uniti e Canada – in cui questo non accade. C’è anche un’altra realtà, che è quella della gravidanza per altri, cioè di donne che non sono in condizioni economiche disagiate e scelgono come gesto d’amore di mettere a disposizione il proprio corpo per una gravidanza per altri”.
Conclude Vendola: “Io credo che queste cose vadano attraversate con molta delicatezza. Credo che parlare a nome o per conto degli altri, senza sapere quali siano le loro scelte, sia sbagliato”.
La Stampa riporta oggi di un documento, circolante in ambienti riservati, di cui non si conosce né fonte di provenienza né autori, che dimostrerebbe insospettabili radici lontane del così detto “complotto del gender”. Eccolo.
“La storia di Pinocchio è in realtà un’apologia della stepchild adoption, ancora peggio celebra aberrazioni come l’utero in affitto e di fatto istiga i giovani lettori a considerare come “normale” una famiglia in cui non è presente la mamma. Una cruda e sconcertante verità si nasconde dunque nel libro più letto e amato da generazioni di ragazzi, solo un’attenta e spietata esegesi del testo può rivelare quello che realmente celebra, in forma subliminale, il racconto di Collodi.
Pinocchio è un libro da sempre giudicato edificante e istruttivo, ma in realtà è il vero testo anticipatore della teoria del gender. La dissoluzione del concetto tradizionale di famiglia è probabilmente stata favorita dalla diffusione, seppur in buona fede, di tale diabolico libello. E’ palese e inconfutabile, sin dall’inizio del racconto, che il protagonista dell’opera non è Pinocchio, ma la coppia gay formata da Mastro Ciliegia e Geppetto. Che tra i due falegnami ci fosse un ambiguo rapporto contro natura si evince dalla zuffa del secondo capitolo, in cui non fanno virilmente a pugni ma testualmente: “si graffiarono, si morsero, si sbertucciarono”. C’è di più: entrambi erano, in quel frangente, travestiti da donna, di sicuro per qualche loro perverso gioco sessuale: “Mastr’Antonio si trovò tra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.”
Altrimenti che per un party “en travesti”, si potrebbero giustificare dei parrucchini in testa a due poveri falegnami della provincia fiorentina in epoca pre risorgimentale? Da non trascurare il fatto che, alla fine della lite “tra innamorati”, i due “giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita” , chiaro come il patto che suggella ogni coppia di fatto. Quale era però il vero motivo della lite? Chiaro, era la decisione, sicuramente sofferta di avere un figlio attraverso una pratica non prevista dalla natura. Simbolico a tale fine è lo scambio tra i due del pezzo di legno, metafora dell’embrione da cui poi sarà generato Pinocchio.
La madre surrogata, come oramai sarà chiaro a tutti, altri non è che la “Bambina dai capelli turchini”. Personaggio in realtà marginale che appare solo nel sedicesimo capitolo, anche se Pinocchio, quando prega Mangiafuoco (il manutengolo di un giro di ragazzi di vita), evoca per commuoverlo la mamma che mai lui conobbe, ma solo perché la fatina era stata liquidata dalla coppia di falegnami, una volta assolto il suo compito di gestazione.
La vita dissoluta di Pinocchio è ulteriormente costellata da episodi che confermano la chiave di lettura “Queer” dell’intero romanzo. Dall’ambiguo rapporto a tre con il Gatto e la Volpe, palesi nomi di battaglia di un’altra coppia votata ai riti di Sodoma, tipica la pratica mercenaria (tariffa quattro monete d’oro) del “breath play” o asfissia erotica, che praticano a Pinocchio impiccandolo incappucciati in stile bdsm, in un dungeon ad ambientazione agreste. Pinocchio non si risparmia la partecipazione a un gaypride, denominato all’epoca “paese dei balocchi”, o a gitarelle ambigue assieme da altri ragazzi (di vita) alla volta di spiaggette isolate, con il finto pretesto di “vedere il pesce cane”.
Chiaramente lo spirito dell’epoca imponeva un lieto fine: Pinocchio e Geppetto (che nel frattempo aveva chiuso la storia con Mastro Ciliegia) si ritrovano vestiti come damerini e ampiamente arricchiti dal patrimonio della povera Fata Turchina, della quale Geppetto era stato nominato erede, in quanto geneticamente padre di Pinocchio. Si evince, anche se non apertamente detto da Collodi, che tale nefandezza fu resa possibile grazie a una nuova legge per le coppie di fatto”.
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