Ci sono 0-0 e 0-0. Quello di Roma-Cagliari, posticipata a lunedì sera, è stato il frutto di una partita, comunque, ad alta intensità.Una Roma sempre con il piede sull’acceleratore e un Cagliari che, per quanto molto guardingo a difesa del suo magnifico estremo difensore, non è rimasto del tutto a guardare impegnando due volte (con Ibarbo ed Eriksson) De Sanctis e segnando pure una rete con Sau (giustamente annullata per fuorigioco).
Ottima la prestazione del portiere abruzzese della Roma, ma oscurata dalla performance “monstre” del collega, Avramov. Protagonista assoluto e migliore in campo per dispersione. Almeno cinque interventi salva-risultato, su Gervinho, Strootman (peraltro, completamente solo al momento della battuta), Florenzi (con Benatia sciagurato nel tentativo di ribattere in rete), Maicon (un missile telecomandato che sarebbe finito all’incrocio dei pali) e, infine, su Castan in pieno recupero (con Burdisso che manca di un nonnulla il tap in vincente). La saracinesca di Avramov spiega molto se non tutto del pareggio dell’Olimpico. Di certo, fa capire che la squadra giallorossa ha giocato un’ottima partita, senza minimamente risentire delle polemiche sollevate da Pallotta sulla fuga di notizie sul versante societario. Un po’ di nervosismo si è avvertito nel finale con la doppia espulsione di Garcia e di Pulga, secondo di Lopez. Della poca serenità, se non nervosismo, del tecnico francese della Roma qualcosa si era già intuito dopo le dichiarazioni sull’opportunità di far giocare in 48 ore sul prato dell’Olimpico prima la nazionale di rugby e poi la Roma. Ora, il tecnico giallorosso rischia anche una squalifica. Già graziato dopo l’espulsione di Genova con la Samp, anche stavolta si è fatto “pizzicare” con le mani nel sacco. Cioè sul walkie talkie per comunicare dalla tribuna al suo staff in panchina, salvo, poi, constati i problemi di comunicazione, ripiegare su una più tradizionale staffetta con il suo assistente lesto a riferire i consigli tattici alla panchina. Entrambe le situazioni sono vietate dal regolamento. Va detto, però, che il tecnico romanista si è presentato molto disteso davanti ai microfoni a fine gara.
Detto questo, per la Roma si tratta del terzo pareggio di fila dopo Torino e Sassuolo. E primato in mano alla Juve. Cosa sta accadendo a quella che sembrava una “gioiosa macchina da guerra”? In verità, nulla di eclatante. Perché se è vero che con il Toro la Roma si era un po’ troppo seduta dopo l’1-0 accontentandosi di gestire il risultato salvo poi prendere il pari, con il Sassuolo e, ancor più, con il Cagliari, la squadra ha spinto costantemente in cerca dei tre punti, senza accusare flessioni atletiche. Le partite più brutte, sotto questo profilo, restano quelle con l’Udinese e, soprattutto, con il Chievo. Lì si era visto un certo affanno fisico. Quindi, niente problemi di condizione. Le assenze? Certo, quella di Totti si sente eccome e la spia la forniscono sia la tendenza a cercare spesso la conclusione dalla lunga distanza (nulla di male, si obietterà, è una soluzione come un’altra, ma è indice che si fa fatica a mettere l’uomo davanti al portiere) sia l’inadeguatezza di Ljajic a svolgere le mansioni di vice-pupone. In realtà, anche il capitano, pur immenso, è un “falso nueve”, non un centravanti d’area. Manca la sua fantasia, ma resterebbe il rebus dell’assenza di peso là davanti. Borriello? Lui sì che è un “vero nueve” vecchia maniera ma con il Cagliari è partito dalla panchina perché non era al meglio. Il quasi dimenticato (6 mesi di assenza) Destro, rientrato tra i disponibili, potrebbe rivelarsi più utile del previsto. I problemi veri della Roma risiedono nella mancanza di cinismo sotto porta e in qualche scricchiolio di troppo che si avverte dietro. De Sanctis ha subito più tiri in porta, oltre a due reti, nelle ultime tre gare che non in tutte le prime dieci partite messe assieme. E poi, come dichiarato lucidamente da De Rossi:
“Prima la palla entrava sempre, ora no. La fortuna adesso sta baciando altri. Ma sapevamo che era troppo presto per parlare di scudetto. Il campionato è una vicenda molto lunga. E noi dobbiamo confrontarci sempre con avversari che vengono qui a fare le barricate. Non è semplice”.
Parole sagge e condivisibili, ma se si vuol veramente puntare al titolo è bene abituarsi all’idea di fronteggiare domenicalmente dei bunker organizzatissimi. Salvo Juve e Napoli, tutte le altre squadre, tranne forse la Fiorentina che comunque cerca sempre di giocarsela ma con alterne fortune, tutte le altre squadre offriranno interpretazioni tattiche sulla falsariga di quelle viste sin qui. Trovare (o ritrovare) l’apriscatole idoneo è fondamentale per poter continuare a coltivare sogni tricolori. Senza ansie. La Juve dista solo un punto (e sta facendo un campionato, a sua volta, mostruoso con più punti sin qui di quelli totalizzati dai ragazzi di Conte nelle ultime due campagne vincenti) e sul Napoli, ora a meno cinque, la Roma ha persino guadagnato un punticino.
Un’ultima annotazione: la Roma ha onorato la memoria di Amadei giocando con il lutto al braccio e tutti i giocatori del Cagliari hanno voluto dedicare questo bel pareggio esterno alla tormentata Sardegna.
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