L’unica soluzione possibile alla crisi ucraina è la pace, e per averla bisognerà rispettare gli accordi di Minsk.
È quanto hanno affermato oggi il presidente russo Vladimir Putin e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella conferenza stampa che hanno tenuto dopo la visita di Putin all’Expo di Milano.
“L’accordo di Minsk deve essere applicato in tutti i suoi aspetti di natura politica, militare umanitaria e sociale – ha affermato Putin – ma non tutti sono stati attuati in pieno”.
Renzi si è detto dello stesso avviso: l’accordo “è la stella polare, la bussola, il punto di riferimento di tutti gli sforzi”.
“È una verità oggettiva – ha proseguito il primo ministro – dire che noi abbiamo necessità che la Russia sia in prima fila con UE e USA per affrontare le minacce globali”.
A proposito delle sanzioni euroamericane, Putin sostiene che siano “un ostacolo oggettivo” più per gli Stati occidentali che per la Russia: “A causa delle sanzioni le imprese italiane non possono guadagnare un miliardo di euro da contratti già siglati”.
Gelido invece il commento sulle relazioni fra Mosca e il G7: “Semplicemente non c’è nessuna relazione. Quando ne facevamo parte partecipavamo, proponevamo un punto di vista alternativo, ma i nostri partner hanno deciso che non non ne avevano bisogno”.
Putin era arrivato all’Expo poco prima di mezzogiorno, accompagnato dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov e da una delegazione di settanta giornalisti. Ad accoglierlo – o meglio ad aspettarlo: si è presentato con un’ora di ritardo –, insieme a Renzi, una delegazione di politici e imprenditori, con il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e gli amministratori delegati di Eni, Enel, Trenitalia e Finmeccanica.
L’atmosfera distesa e cordiale dell’incontro ha contagiato perfino il presidente della Lombardia Roberto Maroni e il prefetto Francesco Paolo Tronca, i protagonisti dello scontro istituzionale sull’accoglienza ai migranti.
Va riconosciuto al capillare apparato di sicurezza, ben novanta persone fra italiani e russi, di aver permesso ai capi di Governo di ostentare tanta distensione e cordialità. Meno fortunati sono stati i comuni mortali, che si sono dovuti destreggiare fra cordoni di sicurezza e zone rosse, anche se l’accesso alle altre aree dell’Expo è rimasto comunque garantito per tutta la mattina.
Putin ha ricordato che il suo paese “è stato uno dei primi ad appoggiare la domanda italiana per Expo 2015”, e che i rapporti “culturali, commerciali e politici” fra Italia e Russia “durano da più di 500 anni”. “L’Italia – ha sintetizzato – è un grande partner della Russia in Europa”.
A proposito di alimentazione, tema centrale dell’esposizione, il presidente russo ha annunciato di aver “contribuito alla sicurezza alimentare nel mondo” esportando nel 2014 oltre trenta milioni di tonnellate di grano, frutto di un raccolto record di oltre 105 milioni di tonnellate.
Da parte sua, Renzi ha citato Dostoevskij (“Sarà la bellezza a salvare il mondo”) e descritto l’Expo come un’occasione per rilanciare la “tradizionale amicizia fra Italia e Russia”. Amicizia che permetterebbe ai due paesi di affrontare al meglio le sfide internazionali, anche quelle su cui i governi hanno opinioni diverse, ma che “dovranno vederci sempre più dalla stessa parte, a cominciare dalla minaccia terroristica globale”.
C’è stato spazio, come vuole la prassi, anche per qualche battuta di spirito. Renzi si è detto preoccupato per la gestione dei brindisi – come dargli torto: quando i potenti del mondo incontrano la vodka, spesso riportano sconfitte clamorose – e ha annunciato di voler dare qualche dispiacere calcistico ai russi nei mondiali del 2018. Ammesso che si giochi in Russia, s’intende, il che non è più scontato; ma quel bravo padrone di casa che è Renzi su questa eventualità ha sorvolato con cura.
Nel pomeriggio, Putin ripartirà da Milano per Roma, dove si tratterrà fino a domani. Ha in programma incontri ufficiali con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con papa Francesco. Non è escluso che voglia incontrare a titolo privato anche l’amico Silvio Berlusconi.
A Roma, Putin parlerà giocoforza anche di questioni politiche e diplomatiche, con gli occhi della comunità diplomatica mondiale puntati sulla crisi ucraina. In questo senso potrebbe trovare un interlocutore importante nel Papa, uno dei pochi leader occidentali a non sposare la linea dell’isolamento promossa dagli USA.
Filippo M. Ragusa