E’ un artista americano, nato nell’Indiana ma residente nel New Messico. Un vero autodidatta, non ha frequentato accademie né università. I suoi strumenti? Una pala, una torcia, dei raschietti e dei badili, un piccone, una scala, le sue proprie mani. E tanta passione. E’ Ra Paulette, scultore, classe 1940.
Come un eremita, da più di dieci anni sta lavorando a un’opera grandiosa. Da solo è riuscito a creare delle vere opere d’arte nelle viscere della terra. Quattordici grotte di varie dimensioni, tutte nel nord del Nuovo Messico, tra Taos e Santa Fe. La pietra delle grotte, chiamata arenaria di Ojo Caliente, è malleabile e duratura cosicché le sculture sotterranee di questo straordinario artista permarranno. Non sarà ingegnere né architetto né accademico, ma a giudicare dal risultato non possiamo negare che sia un genio pieno di talento.
Ma perché lo fa? Ra Paulette ce lo spiega.
“Cambiare il mondo è un compito arduo, l’arte non tenta di forzare il cambiamento attraverso l’azione diretta, ma a catalizzare l’attenzione su di essa, modificando la base emotiva da cui può avvenire il cambiamento”.
Gli artisti non amano spiegare troppo quello che fanno. Ascoltando le sue parole, possiamo capire che il suo intento è quello di liberare la bellezza che già esiste nelle cose, nella natura che viene troppo usata ma mai contemplata.
Questo americano ricorda tanto l’eroe del romanzo di Jan Jono “L’uomo che piantava gli alberi”, Elzéard Bouffier, un contadino, un pastore che, rimasto solo, ogni giorno pianta alberi e dopo vent’anni trasforma un luogo impervio in una splendida foresta. Un personaggio inventato, quello di Jono, mai esistito, mentre qui, nel New Messico, l’uomo che giorno per giorno testimonia la forza rivoluzionaria della bellezza lo troviamo in carne e ossa.
È da trent’anni che Ra Paulette si dedica a questo. Le Grotte, prima della testimonianza del suo passaggio, erano solo oscurità, ora sono dei veri santuari. Da quello che si evince dalle immagini, queste grotte potrebbero essere paragonate per altezza e ricchezza nelle forme a una cattedrale. Lo stile di Ra Paulette fa pensare a quello di Antoni Gaudì. Colonne alte anche quaranta metri, mura incise con conchiglie, pietre intarsiate, cornicioni, curve modellate, unanimemente considerate belle da attirare visitatori da tutto il mondo. Attraverso il suo lavoro vuole offrire alla gente luoghi di pace, di meditazione, dove pensare e ritrovare se stessi.
Finestre nella terra, santuari nel deserto, li definisce l’artista, qualcosa di vivo grazie anche ai fasci di luce che penetrano dalle fessure. Quando ha iniziato Ra Paulette non poteva prevedere questo risultato: ora le grotte sono un luogo dove le persone vivono un’esperienza interiore. Lontano dal clamore alienante del mondo, all’interno ci si sente spinti alla contemplazione. Si percepisce che l’artista ha agito per amore, e solo per amore. E Dio solo sa quanto, oggi, abbiamo bisogno di tutto questo.
Alessandra Caneva
Esperta in tecniche di comunicazione, di scrittura e sceneggiatura, ho collaborato come autrice e consulente editoriale con la Rai e con strutture di produzione cinematografica e televisiva (Lux Vide, Titania Film, Ae Media Corporation), per le quali ho firmato numerosi soggetti di serie e consulenze editoriali. Sono autrice anche romanzi e saggi di critica televisiva
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