Oltre un’ora e mezza. Tanto è durato l’atteso colloquio nel quale Matteo Renzi ha ricevuto dal presidente Napolitano l’incarico per la formazione del nuovo governo. Come annunciato dal segretario generale del Quirinale, Donato Marra, il segretario del Pd ha accettato con riserva. Sono attese a momenti alcune dichiarazioni del diretto interessato. Convocato per le 10,30, il premier in pectore si era presentato con dieci minuti di anticipo, arrivando alla guida di una Giulietta e con al fianco solo il capo ufficio stampa del suo partito, Filippo Sensi. “Nel corso delle prossime ore incontrerò il presidente della Camera e del Senato. Poi sarò a Firenze per i necessari adempimenti istituzionali e da questa sera a Roma, dove domani inizieranno le consultazioni formali e ufficiali”, ha dichiarato Renzi. Il segretario dem ha chiarito che i tempi della formazione del governo non saranno brevissimi. “Ci prendiamo il tempo necessario, sapendo che fuori da qui c’ e’ un senso di urgenza delicato, ma e’ altrettanto vero che un’orizzonte di legislatura necessita di qualche giorno di tempo per arrivare a sciogliere la riserva”, ha detto dopo avere ricevuto l’incarico al Quirinale. Il premier incaricato si e’ posto come orizzonte dunque il 2018. “L’impegno e’ di un allungamento della prospettiva politica della legislatura, che si colloca nel suo orizzonte naturale”, ha spiegato.
Probabilmente al Colle il segretario del Pd e’ arrivato gia’ con le idee chiare e qualche casella ancora da riempire. Renzi sta cercando di decidere in un quadro di armonia e funzionalita’ per tentare di mettere a posto tutte le parti del non facile puzzle. Uno dei dubbi e’ certamente quello sul nome che guidera’ il dicastero dell’Economia. Sono circolate varie ipotesi, alcune smentite, altre ancora in piedi. Appare pero’ difficile, come e’ emerso da indiscrezioni dei giorni scorsi, che Renzi possa di fatto affidare una scelta cosi’ delicata a personalita’ esterne. Il segretario del Pd non subirà nessuna influenza interna ed esterna, consapevole, fanno notare fonti vicine, di non poter delegare una scelta tanto importante per il futuro del suo governo. Scelta che dovrà tenere conto certamente anche degli equilibri europei.
I tempi non saranno brevissimi, ma quello di oggi è il primo atto ufficiale verso la nascita del governo del sindaco di Firenze. Dopo aver ottenuto l’incarico da Napolitano, Renzi iniziera’ la fase delle consultazioni con i partiti e, previsione che arriva da piu’ parti, Renzi potrebbe sciogliere la riserva e giurare tra mercoledi e giovedi’, per ottenere la fiducia prima al Senato poi alla Camera e chiudere tutto per venerdi’ o sabato al massimo. Non che la strada sia tutta in discesa. Anzi: resta durissimo il braccio di ferro con Ncd. Per tutta la giornata di ieri si sono inseguite voci di un incontro in serata tra Renzi e Angelino Alfano, ma che si vedano o no i contatti sono continuati in tutto il fine settimana. Alfano, lo ha ripetuto anche ieri, continua a insistere nel volere un programma dettagliato di legislatura, con quello che andra’ fatto e soprattutto con quello che non andra’ fatto, vista la particolare sensibilita’ sui temi etici. Ma a sentire piu’ di un renziano, la battaglia di principio di Ncd nasconde in realta’ la richiesta ferma che la delegazione ministeriale rimanga di tre componenti. E centrale per la composizione della squadra e’ proprio la figura del ministro dell’Interno, perche’ da quella discendono a caduta diversi altri dicasteri. Si sta ancora insistendo affinche’ Alfano rinunci al Viminale per restare vicepremier senza deleghe. In alternativa, si parla di un possibile spostamento magari alla Difesa. In questo quadro, Dario Franceschini sarebbe destinato al ministero dell’Interno, ma in attesa che si sciolga il nodo per l’esponente Pd resta aperta la strada verso il ministero della Cultura. Di certo, dunque, al momento vi sarebbe la destinazione di Maria Elena Boschi alle Riforme e la conferma di Emma Bonino. E la nomina di Federica Mogherini ai Rapporti con l’Ue. Mentre la rinuncia dell’ad di Luxottica, Guerra, ha costretto a riaprire la pratica per lo Sviluppo economico.
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