Soccorsi alla Norman Atlantic, Quirinale, Italicum, jobs act, Forza Italia, Marò… Una cascata di domande ed una cascata altrettanto ricca di risposte è il quadro che emerge dalla conferenza stampa di fine anno del presidente del consiglio Matteo Renzi che a Palazzo Chigi stamattina ha fatto il bilancio dei primi dieci mesi alla guida del Paese. Secondo uno stile ormai consolidato il premier ha giocato d’anticipo e non di rimessa. Sapeva bene cosa, le domande dei giornalisti e le attese degli italiani volevano sapere da lui nel momento in cui il ristagno generale si sente ed è oggi quanto mai palpabile sotto tutti i punti di vista.
“C’è senso di preoccupazione, stanchezza, sfiducia” in Italia : “non è solo un fatto economico, ma culturale, civile, sociale. Ma io sono sicuro ancor più di febbraio che non solo il Paese ce la può fare ma che ce la farà senza ombra di dubbio”. Matteo Renzi parte da un’analisi dei problemi ampiamente condivisa da tutti nella conferenza stampa di fine anno. Per la ripresa economica il “2015 sarà decisivo, ma non è un termine perentorio è un termine impegnativo” ed è per questo che “insisto sul senso dell’urgenza”. Quindi, si paragona ad Al Pacino in ‘Ogni maledetta domenica‘ che cerca “di dire ai suoi che ce la possiamo fare”.
Obiettivi e risultati. “Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo promesso”. “In 10 mesi abbiamo fatto tanti errori, ma tutti i procedimenti sono stati avviati, con l’eccezione della scuola, perché abbiamo fatto un dibattito”. Ecco perché, sottolinea, “non si può accettare una ricostruzione per cui l’Italia che non fa ciò che aveva promesso”.
Quadro politico e intese sui temi scottanti all’esame di governo e Parlamento. Larghe intese con Berlusconi. Il patto del Nazareno è destinato a durare e portare risultati. Renzi non sembra avere dubbi. “Se qualcuno pensa che esista Forza Italia senza Berlusconi, auguri. E’ un’ipotesi che non può venire in mente neppure ai teorici del girotondismo più puro”. Risposte nette anche sul altri tempi scottanti come l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e delle eventuali elezioni anticipate. “A me conviene sempre di tentare di andare alle elezioni ma all’Italia no, non conviene“.
Successione di Napolitano. “Un test politico? E’ una cosa inesatta, quello sul Quirinale è un voto istituzionale di grande rilievo e importanza. Non è un voto di fiducia sulla maggioranza. Se e quando Napolitano deciderà di lasciare avrà il diritto anzi il dovere da parte nostra di ricevere un grazie. Fino a quel momento ogni discussione è vana da quel momento siamo nelle condizioni di poter individuare un successore”.
Scadenze e mercato del lavoro. “La parola del 2015 è la stessa del 2014: ritmo, dare il senso cambiamento e dell’urgenza, fare di tutto per far sì che l’Italia riprenda il suo ruolo nel mondo”. Polemiche sul jobs act. “In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma” sui dipendenti pubblici “perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego”, per il quale c’è una riforma in Parlamento. “Fannulloni a casa anche nel settore pubblico” – Le regole del pubblico impiego le riprenderemo nel ddl Madia. La mia idea è che chi sbaglia nel Pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa”.
“Sui Marò no ad inutili show di ex ministri”. Quella dei marò è “una vicenda molto seria molto difficile per ciò che è accaduto in passato, su cui ognuno di noi si tiene il suo giudizio: oggi è una questione aperta con un paese come l’India, amico e alleato dell’Italia che nelle ultime ore ha aperto un canale di confronto diretto anche con dichiarazioni che abbiamo apprezzato”, dice Renzi aggiungendo: “E’ utile per chiudere la vicenda dei marò mantenere il tono necessario dei canali legittimi, giudiziari e diplomatici, senza inutili show o inutili iniziative politiche come alcune di quelle che ho visto, assolutamente incredibili, di ministri dei governi precedenti”.
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