I cani fiutano, i soccorritori scavano ma la neve sembra aver inghiottito tutto, anche la speranza. Continua la disperata ricerca dei 30 dispersi rimasti sepolti sotto la valanga che due giorni fa ha spazzato via l’hotel “Rigopiano” a a Farindola sul Gran Sasso. Tra le otto persone trovate vive, c’è anche una madre e una figlia.
I vigili del fuoco sono in contatto con i sei con i quali hanno più volte parlato. Al momento i superstiti sono ancora sotto le macerie. Il primo contatto con i sei è stato poco dopo le 11.
I soccorritori li hanno individuati ma non ancora estratti, mentre due elicotteri, uno della Guardia Costiera con a bordo personale del 118, e uno dei Vigili del Fuoco stanno sorvolando la zona dell’hotel in attesa che da terra diano indicazioni per far scendere i medici e dare soccorso ai sei superstiti. E’ probabile che i sopravvissuti, dopo la primissima assistenza, siano trasferiti in ospedale con gli stessi elicotteri.
Al momento c’è tregua nelle nevicate, ma le temperature in aumento hanno provocato un appesantimento della neve aumentando la difficoltà nelle operazioni di soccorso.
“Da ieri sera stiamo lavorando in condizioni difficili nella ricerca di superstiti. I cani spesso fiutano odori ma dobbiamo scavare per oltre 4, 5 metri prima di arrivare al terreno”. E’ il racconto di Matteo Gasparini, responsabile del Soccorso alpino della Valdossola.
Con i tecnici della delegazione Valdossola anche quelli di Canavese, Cuneo, Mondovì, Valsusa, Valsangone. Le squadre sono partite ieri dopo che dal Coordinamento Nazionale della Protezione Civile aveva chiesto rinforzi. Cinque automezzi sono partiti stamattina alle ore 5 con l’obiettivo di dare il cambio agli operatori del CNSAS del Centro Italia.
Per ora sono stati rinvenute sei persone vive. Le temperature sotto lo zero e le difficili condizioni atmosferiche rendono difficili il lavoro dei soccorritori che ieri hanno lavorato tutta la notte, riuscendo a strappare alla morsa della neve e delle macerie sei persone ancora vive. Ma si scava ancora.
“Una roba da non credere, è stato scioccante, mai visto niente del genere. Temo ci siano poche speranze di ritrovarli in vita”. Così, visibilmente provato, Cristian Labanti, l’operatore del Soccorso Alpino emiliano che insieme ad Agostino Zini, Daniele Nasci e Alessandro Tedeschi era partito con gli sci dal versante aquilano del Gran Sasso. I quattro sono stati tra i primi ad arrivare. “Abbiamo compiuto piccoli sondaggi, ma ci siamo trovati di fronte un muro di neve e macerie”.
P.M.
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