Torna a calare la fiducia nelle imprese italiane. Dopo il record dello scorso luglio quando, stando alle rilevazioni dell’Istat, si è toccata quota 90,8, tra i massimi valori registrati negli ultimi tre anni, nel mese di agosto la fiducia si ferma a 88,2 con un calo di 2,6 punti.
Una flessione dovuta, si legge nella nota diffusa dall’Istituto, “al peggioramento della fiducia delle imprese di tutti i settori, manifatturiero, dei servizi di mercato, delle costruzioni e del commercio al dettaglio”.
Nella manifattura, ad esempio, l’indice passa dal 99,1 di luglio al 95,7 attuale, così come sono in calo i giudizi sugli ordini, da -23 a -24, e le attese di produzione che passano da 7 a 1. Cresce invece il giudizio relativo alle scorte di magazzino, che passa da 0 a 3.
Peggiora anche la fiducia nelle imprese di costruzione che passa dall’83 al 77, così come anche crollano i giudizi sugli ordini – piani di costruzione, che passano da -45 a -48, e le aspettative sull’occupazione, da -14 a -22.
Stessa sorte per quanto riguarda il commercio al dettaglio: il clima di fiducia passa dal valore di 101,4 a 98,3 e non fa discriminazioni tra grande distribuzione – da 101 a 97,2 – e commercio tradizionale – da 102,7 a 99,3 –.
In calo anche l’indice Esi – European sentiment indicator – che misura la fiducia di imprese e consumatori dell’eurozona, tornato ai livelli del dicembre 2013. A livello settoriale, la contrazione maggiore si è registrata nel commercio al dettaglio (-2,3), nei consumatori (-1,6) e nell’industria (-1,5). Nel complesso la flessione complessiva registrata è di 1,5, facendo attestare l’Esi al valore di 100,6.
Tra i principali paesi dell’Unione, stando ai numeri diffusi dalla Commissione Europea, la contrazione maggiore si è avuta in Italia che scende di 4,1 punti.
La giornata, però, ha fatto registrare anche un ulteriore traguardo, negativo. Si tratta del nuovo minimo storico toccato dalle retribuzioni contrattuali, mai così basse dal 1982, data di inizio delle serie storiche ricostruite.
Ancora una volta, è l’Istat a fare il punto della situazione: “con riferimento ai principali macrosettori – si legge nel documento diffuso dall’Istituto – a luglio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,4% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione”.
E chiarisce poi come ”nel mese di luglio l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,1% nei confronti di luglio 2013”. Complessivamente, quindi “nei primi sette mesi del 2014 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,3% rispetto al corrispondente periodo del 2013”.
Per quanto riguarda “la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo” alla fine di luglio “è del 59,0% nel totale dell’economia e del 47,0% nel settore privato”. Pesante l’attesa media dei rinnovi: “per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 31,0 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 16,1 mesi per quelli del settore privato”.
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