Il Qe funziona. A certificare la bontà delle scelte di politica monetaria promossa in questi mesi è lo stesso Mario Draghi al termine del direttivo della Bce che ha rivisto al rialzo le stime di inflazione per l’Eurozona.
L’indice dei prezzi al consumo è destinato a crescere dallo 0 stimato dagli analisti nei mesi scorsi allo 0,3%. Questa crescita sottolinea che gli effetti del quantitative easing “si stanno dispiegando sull’economia” e che il programma “sta funzionando” considerato che dall’analisi condotta emerge “una riduzione della fiacchezza dell’economia”. Anzi. “La Bce non intende modificare il suo orientamento di politica monetaria e se necessario siamo pronti a rivederlo al rialzo”.
Soprattutto, se secondo il numero uno dell’Eurotower l’inflazione “ha toccato il fondo”, il dato significativo è che la ripresa dell’economia è destinata ad espandersi ancora: +1,5% nel 2015 e +1,9% nel 2016. Ancora di più invece il tetto previsto per il 2017, che passa dal 2% stimato in marzo al 2,1%.
Draghi ha spiegato che la Bce si concentrerà “sulle tendenze dell’inflazione” e che il Qe ha contribuito a un “vasto allentamento delle condizioni finanziare”, una “ripresa delle aspettative di inflazione” e “condizioni di credito più favorevoli per le famiglie”.
Tuttavia, sebbene i segni siano positivi, la ripresa “ha perso slancio” e i dati sono meno robusti di quanto atteso prima dell’avvio dell’acquisto di titoli di Stato. Per quanto infatti ci sia una inversione di tendenza, “esattamente come prevedevano le nostre stime”, ci si aspettavano “dati più forti delle nostre previsioni originarie”. La perdita di slancio, che comunque è “modesta” e che stando agli indicatori non incide sulla domanda interna all’area euro, sarebbe da attribuire “principalmente a causa dell’indebolimento delle economie esterne all’Eurozona, in particolare i mercati emergenti”.
Proprio questi contraccolpi nei mercati dimostrano che per il futuro sarà necessario che le economie europee si abituino a “periodi di maggiore volatilità”.
“A un livello molto basso dei tassi di interesse – ha spiegato Draghi – i prezzi delle attività tendono a mostrare una maggiore volatilità” ma questo non modificherà “l’approccio di politica monetaria” il cui ritmo verrà mantenuto stabile.
Rimangono comunque al ribasso i rischi per le prospettive economiche europee, ma più bilanciati. E proprio per cogliere al massimo le opportunità legate a questo momento di ripresa, Draghi è tornato a raccomandare un rapido percorso nelle riforme strutturali, soprattutto del mercato del lavoro e dei servizi, già richieste ai governi dell’Unione.
Il direttivo della Banca centrale ha invece lasciato invariati anche i tassi d’interesse, al minimo storico dello 0,05 per cento, così come rimane allo 0,30 per cento il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali e quello sui depositi delle banche presso la Bce, stabile al -0,20%.
Segnali positivi arrivano dai mercati, che hanno accolto favorevolmente la relazione di oggi tanto che l’Euro ha toccato più volte massimi di seduta sia nelle contrattazioni sul Dollaro che sullo Yen. Positivi anche gli indici delle principali borse europee. Soprattutto, interessanti i numeri che arrivano da Atene, che ha fatto segnare picchi notevoli, anche del 4 per cento durante le contrattazioni. Evidentemente, questi sono riconducibili alla lettura rassicurante delle parole dello stesso Draghi che non ha mancato di precisare che la Bce “vuole la Grecia nell’Euro” a patto che ci sia un “accordo forte che produca crescita, giustizia sociale e sostenibilità di bilancio”.
Al momento non ci sono le condizioni per riconsiderare una revisione del tetto di titoli di Stato che Atene è autorizzata ad emettere. “Dovrebbe esserci una prospettiva credibile di una conclusione positiva della revisione in corso”. Sarebbe questa una condizione per la quale “il Consiglio Direttivo prenda in considerazione, perchè non c’è mai un’automaticità, un innalzamento del tetto. E non ci siamo ancora”.
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