“In queste ore ho appreso che l’ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio in base ai requisiti previsti da M5s non può più assumere l’incarico di assessore al bilancio della giunta capitolina, per tanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico”. Lo scrive la sindaca Virginia Raggi sul suo profilo Fb in merito a Raffaele De Dominicis, nominato solo pochi giorni fa in sostituzione del dimissionario Minenna. Ma la sindaca assicura, scrivenmdolo su Facebook, che sta già lavorando “per individuare una nuova figura che possa dare un contributo al programma della giunta su Roma”.
La notizia di De Dominicis fatto fuori perché anche lui risulterebbe indagato per abuso d’ufficio, è solo l’ultima tra quelle battute dalle agenzie di stampa nell’arco di questo giovedì rovente, successivo alle tensioni registrate nel giorni precedenti che hanno fatto accorrere Grillo per una consultazione col direttorio nazionale. Prima ancora della nota su De Dominicis, venivano annunciate anche le dimissioni del mini direttorio romano del M5S, Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli. A giustificazione della loro decisione, sul blog del leader i tre hanno raccontato che a Roma “la macchina amministrativa è partita ed è giusto che ora proceda spedita esclusivamente sulle sue gambe”. Una affermazione un tantino azzardata se si considera che esattamente due mesi fa (7 luglio, primo consiglio comunale) la neo sindaca partiva con le prime 9 sfide per la Capitale: debito, risorse per Roma, trasporti, olimpiadi, municipalizzate, stadio della Roma, periferie, patrimonio, velocità e capacità (il M5S in Campidoglio ha una maggioranza schiacciante, pertanto non deve fare mediazioni e compromessi come in una coalizione di partiti). Sfide rimaste solo promesse perché di fatto, all’annuncio non ha fatto seguito nemmeno un provvedimento concreto, uno solo.
Oggi, De Dominicis a parte, le dimissioni nella casa capitolina dei 5 Stelle sono arrivate a quota otto. Non dimentichiamo infatti la rinuncia del magistrato Carla Romana Raineri, ex capo di gabinetto, di Marcello Minenna, assessore al Bilancio, di Alessandro Solidoro, presidente di Ama per un mese, Marco Rettighieri e Armando Brandolese, dg e amministratore unico di Atac. Lo scorso luglio, invece, era stata la deputata Roberta Lombardi a sbattere la porta.
Dopo il caso di Paola Muraro, indagata già prima di essere chiamata a rivestire il ruolo di assessore all’ambiente, un terremoto sta sgretolando la compagine capitolina dei pentastellati. Al di là del #siamoTuttiConVirginia”, del sostegno e della fiducia piena ribaditi da Beppe Grillo, a nome di tutto il MoVimento, nei confronti di Virginia Raggi – la quale in un videomessaggio, consapevole “che questo nostro modo di lavorare può dare fastidio a qualcuno” assicura che “non ci fermeranno, noi dobbiamo fare l’interesse dei romani” – la realtà è un’altra cosa. Non si escludono, tra l’altro, ulteriori ripercussioni in giunta, nella maggioranza e nello staff del sindaco. Da giorni si susseguono le voci di un possibile passo indietro del neo assessore al Bilancio De Dominicis (ormai definitivamente fuori, come ha comunicato la stessa Raggi) e del delegato all’Urbanistica Berdini, quest’ultimo infastidito dal “raggio magico” e dal vicecapo di gabinetto Marra, spostato alla direzione del dipartimento Commercio.
La crisi grillina ha travalicato persino i confini italici per approdare in Germania. Il quotidiano conservatore Die Welt attacca Virginia Raggi in un articolo intitolato “La sindaca che fa affondare Roma una seconda volta”, sottolinea che la Raggi “è entrata in carica a giugno per lottare contro corruzione e inquinatori. Ora è coinvolta lei stessa in uno scandalo in cui si tratta di smaltimento di rifiuti e di criminalità organizzata”. Il problema, fa notare Die Welt è che “se Raggi fallisce a Roma, potrebbe portare l’intero movimento sull’orlo del precipizio”.
Dal coro della stampa non proprio favorevole alla nuova amministrazione della Capitale, anche perché mai convocata né interpellata dalla sindaca che, sullo stile del MoVimento che rappresenta, dialoga coi cittadini solo attraverso blog e social (sic!), si alza una voce diversa e a sostegno di Virginia Raggi. In un editoriale di prima pagina, quasi una lettera aperta a M5S e a Raggi, ‘Avvenire’ , pur rilevando la “sconcertante serie di tossine, rivalità, gaffe, equivoci, dimissioni e camarille” di questi giorni che “rischia di far assomigliare il tutto a una pochade politica dai sapori forti”, concede ancora un’apertura di credito a M5S e alla sindaca di Roma. “Dopo anni e anni di mala gestio della ‘vecchia politica’, quella più tradizionale, il tempo passato è troppo poco per pretendere già di buttare dalla rupe Tarpea un’esperienza, quella del Movimento ispirato da Beppe Grillo, che resta innovativa soprattutto per la scelta strutturale di impegnare ‘cittadini’ che – coi loro limiti e le loro virtù, senza aver mai avuto prima esperienze di governo – si attivano ‘dal basso’ nell’amministrazione della cosa pubblica”. Seguono una serie di consigli comportamentali, ma ormai ci sembrano tardivi. Anche se dalla stalla capitolina i buoi non sono ancora scappati tutti.
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