Miralem Pjanic, l'eroe di Parma
Come nelle migliori coppie si vacilla, ci sono intoppi ma, alla fine, si resta insieme: così è per Juve e Roma che proseguono a braccetto in testa alla classifica a punteggio pieno.
Vidal e la Juve hanno un cuore così
La squadra di Allegri doma senza patemi un Cesena troppo modesto per creare anche solo crismi di pericolosità in una partita mai in discussione e in cui i protagonisti indiscussi sono Vidal, al rientro con una doppietta (tanto per far capire quali siano le gerarchie interne) e l’arbitro Giacomelli che sbaglia tutto quanto il possibile ma non incide sul risultato: il romagnolo Cascione tocca due volte con il braccio in piena area, la prima volontariamente, la seconda no (era aderente al corpo e il pallone era deviato dallo scarpino primo dell’impatto con l’arto superiore). Sarebbe stato rigore nel primo caso, non nel secondo. Il direttore di gara, invece, invertiva le decisioni. In mezzo, uno sgambetto a Llorente (non semplice da vedere, in verità) lasciato correre. Brutta direzione ma, sostanzialmente, ininfluente. Di Lichtsteiner la terza rete del sigillo, da posizione non troppo dissimile da quella in cui aveva tergiversato un pò troppo nell’esordio Champions con il Malmoe. Buona la prova di Giovinco, utilizzato da Allegri come vice-Tèvez: la dimostrazione che questa Juve non è Carlitos-dipendente.
Il momentaneo pari di De Ceglie
La Roma, attesa da un compito ben più impegnativo, al Tardini con il Parma gioca ma non esonda come in altre occasioni e i ducali le oppongono una fiera resistenza ostruendo benissimo gli spazi. La squadra di Garcia, molto rinnovata vuoi per un fisiologico turnover e vuoi per gli infortuni ( De Rossi, Castàn, Astori, Iturbe), si affida ad una difesa assolutamente inedita e per 3/4 tutta made in Grecia: Manolas al centro, Torosidis e Holebas ai lati, più l’oggetto misterioso (una manciata di minuti a giochi fatti con il Cska, sin qui) Yanga Mbiwa a ricoprire l’altro posto in mezzo. E, tutto sommato, non demerita. L’esperienza di Keita, a cantrocampo, non fa rimpiangere troppo l’assenza di De Rossi. Davanti, Totti rientra al centro dell’attacco proprio dinanzi alla sua vittima preferita, appunto il Parma da lui trafitto in 20 occasioni, ed ha una chance anche Ljajic. Totti, pur semovente, non abbisogna di correre (ci sono altri a farlo, anche per lui), e si può concentrare su aperture millimetriche che illuminano la scena. Proprio una di queste innesca Ljajic per il gol del vantaggio che dovrebbe aver sbloccato anche il giovane talento serbo tanto atteso da Garcia e dai tifosi. Ci si attende, a questo punto, una Roma pronta a chiudere anzitempo il discorso, invece il Parma, pur senza particolari squilli ma sostenuto da una gran condizione atletica, reagisce e fa illuminare la sua di stella, Cassano.
La punizione capolavoro di Pjanic
Nella ripresa, proprio da un’iniziativa di FantAntonio che costringe De Sanctis a rifugiarsi in angolo, nasce il pareggio ducale, non del tutto immeritato: il calcio d’angolo di Lodi viene corretto con la nuca da De Ceglie che insacca l’1-1 facendo un bel regalo alla sua ex squadra (la Juve). Manca mezzoretta o poco più e la Roma stringe i tempi, così come tenta di stringere d’assedio l’area parmense. Garcia le tenta veramente tutte con gli inserimenti di Maicon, Florenzi e Destro ma i padroni di casa, pur ricorrendo in qualche occasione alle parate di Mirante e pur rinunciando a pungere davanti, sbandano ma tengono. La matassa si potrà sbrogliare solo con un colpo di genio, del tutto estemporaneo, pensano in molti. E così sarà: Destro si procura un’interessante punizione dal limite e Pjanic, non straordinario sin lì, inventa una parabola di bellezza rara che si spegne proprio sotto l’incrocio alla sinistra di Mirante. Mancano tre minuti al 90° e non succede più nulla. La Roma ha meritato pur senza brillare, risolvendo, forse, nell’unico modo possibile: con l’invenzione estemporanea, patrimonio dei soli fuoriclasse. Pjanic, un pò in ombra, si è ricordato di esserlo. Le partite, soprattutto quelle che si complicano, si vincono anche così. Non è peccato. E’ la fortuna e la bravura di aver acquistato un campione vero.
Ora, si profila un turno casalingo non impossibile per i giallorossi con il Verona, mentre i campioni d’Italia andranno a Bergamo a far visita all’Atalanta. Più che probabile che si arrivi allo scontro diretto dello Juve Stadium con le due appaiate in testa a quota 15 punti.
Dietro, staccate di quattro lunghezze, un terzetto con Inter, Verona e Sampdoria. L’Inter, in particolare, esce bene da quest’impegno infrasettimanale, dopo aver battuto 2-0 a S.Siro un’Atalanta sempre scorbutica che, contro i nerazzurri, non cedeva le armi dall’epoca del triplete mourinhano. Ma era un’altra Inter. Questa di Mazzarri, però, conferma di essere una squadra vera e in progresso. Distante anni luce, per cifra tecnica complessiva, dalle due battistrada, ma serissima candidata ad un terzo posto finale.
Belotti si fa beffe della difesa partenopea
Continua ad annaspare, invece, il Napoli che riesce nell’impresa di farsi rimontare in casa, dal Palermo, un doppio vantaggio a firma Koulibaly e Zapata, per poi riprendere la testa del match con il ritorno al gol di Callejòn, ma è un’illusione cui neanche il S.Paolo riesce a credere fino in fondo: figuriamoci gli uomini di Benitez che si fanno raggiungere di nuovo sul 3-3 dal secondo gol di uno scatenato Belotti. Il Palermo sfiorerà anche il colpaccio. Iachini, con questo prezioso (e forse insperato) punto esterno puntella una panchina che, con un tipo come Zamparini, non può mai dirsi al sicuro. Non altrettanto potrà dire Benitez la cui permanenza a Napoli è ora appesa alla sola circostanza che De Lauentiis non pare avere l’intenzione di sobbarcarsi un doppio, faraonico, ingaggio di due allenatori di grido. Potrebbe puntare su Reja come traghettatore ma sarebbe una soluzione, oggettivamente, al ribasso. Ma, forse, l’errore maggiore risiede proprio lì: nella convinzione che questo Napoli potesse competere ai più alti livelli. Dalla cintola in giù non è così.
Occhi bassi per Benitez
Ultima annotazione e ultimo posto in classifica per il Cagliari di Zeman: sconfitto, e con pieno merito, dal Torino in Sardegna. Il boemo non pare ancora in discussione ma la situazione ora si fa preoccupante e il ritardo, non tanto in classifica (due-tre punti dalla zona salvezza agli albori del campionato sono nulla), quanto nel decollo del progetto di gioco zemaniano, è evidente.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy