Mareggiata cagliaritana a S.Siro
“Riusciranno Roma e Juventus ad arrivare allo scontro diretto del 5 ottobre a 15 punti, cioè a punteggio pieno?“. Era questa la domanda più ricorrente che tutti gli addetti ai lavori si ponevano già mercoledì sera, al termine del turno infrasettimanale (mancava solo Lazio-Udinese ma ininfluente per il primato). La risposta è arrivata, puntuale, sabato. Due vittorie in parte diverse, in parte simili. Accomunate da punteggi, un 2-0 per i capitolini ai danni del Verona nel pomeriggio e un ancor più rotondo 3-0 per i campioni d’Italia a Bergamo con l’Atalanta, che non rendono, però, l’idea delle insidie nascoste tra le pieghe di due match che avrebbero potuto complicarsi oltremodo.
Il bolide di destro in vignetta
La Roma si è trovata di fronte un autentico fortino, quello messo in piedi da Mandorlini all’Olimpico, e per superarlo ha dovuto attendere la stretta finale del match con una soluzione insolita per una squadra così manovriera: una botta da fuori di Florenzi, poi doppiata da una perla rara di Destro da oltre quaranta metri, già ora sicuri di vederla riproposta in tutte le sigle che accompagneranno il film di questo campionato 2014/15, quale che ne sarà la conclusione. Per paradosso, dopo l’uscita, tra le ovazioni di un Olimpico tutto in piedi, di capitan Totti, al suo 38esimo compleanno.
Stavolta la dedica dell’Apache è per il Congo
La Juve, dopo dieci minuti iniziali molto difficili all’Azzurri d’Italia, rispondeva in serata dominando l’Atalanta ben oltre lo striminzito vantaggio garantito dal solito Tèvez ma poi era costretta ad affrontare un’autentica sliding door: rigore di Denis parato da Buffon e, sul ribaltamento di fronte, raddoppio ancora dell’Apache. Un singolo giro di lancette, quello a cavallo tra il 58esimo e il 59esimo minuto di gioco, dal peso specifico enorme. Quanto esattamente, lo potrà dire solo la fine di questa stagione che, rompendo gli indugi, sarà una lunghissima volata partita molto da lontano. Il gol del subentrato Morata è servito solo a mettere il punto esclamativo su una vicenda, a quel punto, già decisa e per dimostrare ai giallorossi che anche in casa bianconera c’è della buona riserva d’annata nella cantina del parco attaccanti torinese.
Domenica 5 ottobre ci sarà, dunque, la prima occasione per entrambe di sparigliare le carte. Determinante, come lo sarà nel corso di tutta la stagione, sarà il modo in cui le due rivali usciranno dai rispettivi match di Champions: la Juve, in visita dall’Atlètico vicecampione continentale al Calderòn; la Roma, attesa in Inghilterra dal Manchester City. Due impegni durissimi, importanti per definire le gerarchie del girone, quello juventino, fondamentale per coltivare ambizioni di passaggio di un turno considerato proibitivo, quello giallorosso con i “citizens” già spalle al muro e costretti a vincere a tutti i costi. Morale del post partita ed eventuali infortuni peseranno come macigni sulla disfida di domenica allo Juventus Stadium.
A S.Siro si è rivista Zemanlandia
Tornando alla nostra serie A, ha fatto clamore il successo torrenziale del Cagliari a Milano con un’Inter, forse un pò troppo incensata dalla stampa specializzata in questi giorni: un 4-1 esterno che non ammette discussioni e pienamente meritato dagli isolani anche sotto il profilo numerico. E del resto, di rumorose cadute così come di eclatanti ascese è sempre stata costellata la carriera di mister Zeman, stavolta sposatasi alla perfezione con il lato da Mr. Hyde della “pazza” Inter. Rimarranno negli annali la prima tripletta nella massima serie dello svedese di Cagliari, Albin Ekdal, così come le imbarazzanti amnesie difensive nerazzurre.
Albin Ekdal: prima tripletta in A per lo svedese
Ma se Sparte piange, Atene non ha molti motivi per sorridere: un Milan diverso negli uomini e nel sistema di gioco (un 4-2-3-1 molto più portato alla costruzione che non al lancio lungo) non è riuscito ad andare oltre l’1-1 a Cesena, rischiando anche la sconfitta.
Il Napoli, impegnato nel lunch match con il Sassuolo, porta a casa tre punti che mettono una piccola toppa alla crisi in cui si dibatte, dall’eliminazione con l’Athletic, l’intero ambiente partenopeo. Di Callejòn il gol “da tre”. Ma la prestazione non è stata affatto brillante e la vittoria rischia di essere un brodino caldo e poco più. Utile a puntellare un pò la traballante panchina di Benitez, ora chiamato a rianimare un gruppo che potrebbe aver dato in Emilia il primo segnale di ripresa.
Festa blucerchiata sotto la gradinata Sud
Infine, in serata, la Sampdoria, ora terza in classifica, si è aggiudicata, in “trasferta”, il 109esimo derby della Lanterna, superando 1-0 il Genoa, al termine di un match tanto equilibrato quanto brutto (le coreografie sugli spalti di Marassi le uniche immagini da ricordare), grazie ad una punizione calciata da posizione molto defilata da Gabbiadini e leggermente sfiorata da De Maio. Proteste rossoblu per la posizione irregolare di tre blucerchiati andati a saltare davanti alla porta di Perin. Ma i dubbi permangono.
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