Il governo ha ottenuto dalla Camera la prima delle tre fiducie poste sulla legge elettorale, in particolare sull’articolo 1 del testo. I sì sono stati 307, i no 90, gli astenuti 9. Ora alle 17.30 prenderanno il via le dichiarazioni di voto per la seconda fiducia, alle 19.30 l’inizio dell’appello nominale.
Per protesta M5S e sinistra hanno deciso di scendere in piazza Montecitorio e al Pantheon. A protestare contro la “forzatura indecente” della tripla fiducia militanti del Prc, Sinistra Italiana, Possibile, Mdp-Articolo 1 e Campo Progressista.
“Oggi ci stanno derubando dell’ennesima fetta di sovranità popolare, ecco perché bisogna andare tutti in piazza. La fiducia dimostra che è il Pd ha ancora paura dei propri franchi tiratori. E’ la prova che sono stati loro ad affondare il tedeschellum. La democrazia oggi è a rischio. Il Parlamento è composto da rappresentanti del popolo. Con questa legge sarà composto da rappresentanti dei partiti”. Questa fiducia è ”un atto eversivo, solo Mussolini aveva fatto cose simili”, ha detto Alessandro Di Battista, ospite di ‘Circo Massimo’ su Radio Capital.
“Stamattina alle 13 torniamo in piazza, e mi auguro – ha sottolineato – che ci sia tanta gente. La pressione che può fare l’opionone pubblica sulle istituzioni dipende da quante persone vanno in piazza. Non cederemo alle provocazioni, ci comporteremo come hanno fatto i catalani. La non violenza è l’atteggiamento che ci permette di ottenere i migliori risultati”.
“Mi auguro che ora Mattarella ci pensi mille volte prima di firmare“, ha continuato il deputato M5S lanciando un appello al capo dello Stato a non firmare il testo di riforma che prende il nome del capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato. Inadeguato per Mattarella? “Non lo so, voglio giudicare il suo comportamento nelle prossime settimane”, ha tagliato corto.
Nel pomeriggio, è previsto anche il secondo dei tre voti di fiducia alla Camera sulla legge elettorale.
Oltre all’appello di Grillo perché ‘la melma del Paese non torni in alto’, da registrare il commento di Pisapia che definisce la fiducia una ‘vergogna’. Anche Napolitano attacca lo stop al dibattito e dice che interverrà al Senato per mostrare ‘l’ambito costretto’ entro cui un parlamentare può far valere il suo punto di vista. Le incognite non sono sulle fiducie ma nel voto finale, che sarà quasi sicuramente a scrutinio segreto.
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