Il management Alitalia è stato chiaro: in vista del possibile accordo con Etihad, che servirà a rilanciare la compagnia, 2200 lavoratori dovranno lasciare l’azienda. “E’ un complesso, doloroso, faticoso processo di ristrutturazione, però non ci sono altre vie d’uscita”, commenta l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, che esclude così la possibilità di ricorrere a soluzioni diverse, come contratti a rotazione e di solidarietà. I tagli del personale dovrebbero portare più efficienza dal punto di vista operativo e aumentare la presenza italiana nelle rotte intercontinentali.
Il piano industriale in previsione dovrebbe generare i primi utili a partire dal 2017: solo allora potrebbe uscire dall’azionariato il primo azionista italiano, cioè Intesa San Paolo. Pur alleandosi con Etihad, la maggioranza degli azionisti resterebbe europea -Alitalia infatti è partecipata da Air France-: il nascente assetto societario darà nuova linfa al settore del trasporto aereo, che in Italia nel 2013 ha visto una contrazione del numero dei passeggeri dell’1,7%, stando alle stime dell’ENAC. Tutte notizie che sul piano squisitamente economico non possono che confortare, ma resta da sciogliere il nodo forse più spinoso: il destino dei dipendenti in esubero.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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