«Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!»
E così fece il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Reali, che per salvare 22 civili di Torre in Pietra, all’epoca una borgata rurale a una trentina di chilometri dalla Capitale, oggi frazione del Comune di Fiumicno, rischiavano di morire per un presunto attentato alle truppe alleate nella Seconda Guerra Mondiale.
Ora, quel sottufficiale italiano, che rispondeva al nome di Salvo D’Acquisto, lo stesso che il 23 settembre del 1943 con tutta probabilità si addossò la colpa dell’esplosizione nella quale morirono due paracadutisti tedeschi nentre altri due rimasero feriti, viaggia sulla strada della santità.
Papa Francesco, dalla sua stanza del Gemelli, dove è ricoverato dal 14 febbraio, ha deciso che Salvo D’Acquisto potrebbe essere presto Beato. Per questo per lui che all’età di 23 anni, sacrificò la sua vita per salvarne 22, e fu per questo insignito alla fine della guerra della Medaglia d’oro al valore militare, lunedì sccorso, “nel corso dell’udienza concessa al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e a monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali”, il Pontefice ha autorizzato il Dicastero delle cause dei santi a promulgare i decreti relativi. Tra questi il decreto riguardante “l’offerta della vita del servo di Dio Salvo D’Acquisto, fedele laico, nato a Napoli il 15 ottobre 1920 e morto a Palidoro il 23 settembre 1943”. A questo punto mancherebbe solo il riconoscimento di un miracolo dovuto alla sua intercessione.