La Chiesa di Santa Maria della Misericordia torna nel silenzio. Come era facile prevedere la trasformazione in Moschea dell’antica chiesa del Cannareggio divenuta padiglione della Biennale, pur originale nella sua essenza e per gli obiettivi dichiarati, alla fine è rimasta una questione controversa, per altro finita male. Per il Comune di Venezia l’ambiguità non ha retto e il padiglione islandese ha dovuto chiudere, con grande delusine della comunità musulmana della Laguna.
La “Moschea della Misericordia” era stata inaugurata lo scorso 8 maggio nell’ambito della 56° Esposizione della Biennale arte su iniziativa dell’artista svizzero Büchel. Quella scelta si era rivelata subito -ed era facile prevederlo- fonte di polemiche e contrasti.
La comunità musulmana aveva subito accolto con entusiasmo l’iniziativa artistica che cavalcava la favorevole onda della controversa questione dell’assenza di una Moschea a Venezia. Ma quando ci si è accorti che il padiglione, senza permessi né autorizzazioni, era diventato un vero e proprio luogo di culto qualcuno si è posto il problema delle scelte fatte. Di fatto, in quanto luogo di culto, i visitatori avrebbero dovuto rispettare alcune precise prescrizioni sull’abbigliamento, come il divieto di indossare le scarpe e l’obbligo del velo per le donne, unitamente al rispetto degli orari di preghiera. Ma proprio questo cambiamento di funzioni di quel luogo sacro ha scatenato dapprima il Patriarcato di Venezia e poi il Comune.
Non ci sono state prese di posizione ufficiali, ma è chiaro che la Chiesa si è mossa, in quanto attraverso il cavallo di Troia della Biennale i promotori del padiglione islandese hanno scatenato un problema sul quale la sensibilità politica e sociale del nord- est è altissima. Se poi a questo si aggiunge che a fine mese si andrà a votare le conclusioni trovano la loro sintesi nella iniziativa amministrativa del Comune che ha deciso di chiudere la partita.
Così nella giornata di ieri sono state revocate le autorizzazioni e la comunità islamica, prese le distanze dalla questione, è mestamente tornata alla suo capannone di Marghera. Mohamend Ali Al Ahdab, presidente della comunità islamica di Venezia, pur manifestando l’intenzione di non voler interrompere il dialogo con la Chiesa, ha dichiarato che “la reazione della città è stata priva di equilibrio per una Moschea destinata a restare aperta solo sette mesi”.
Vania Amitrano
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