Dopo i Papaboys, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, secondo il quale bisogna saper cogliere la spinta positiva del movimento e metterla al servizio per il bene del Paese, e l’ex segretario della Cei Galantino che manifestando la sua simpatia si rammarica del fatto che a volte siano ridicolizzati, si scopre che anche i preti di strada fanno il tifo per le Sardine. Evidentemente affascinati da quel ‘anti’ davanti alle parole ‘odio’ e ‘razzismo’, si sono distratti davanti ai tanti slogan che inneggiano invece a una violenza che, ‘ad usum Delphini’ (anche se qui trattasi di sardine, la locuzione latina fa riferimento a ben altro animale acquatico), richiama un fascismo morto e sepolto e appende il leader della Lega Salvini ad una forca disegnata su uno degli striscioni esibiti in piazza, a Pescara, insieme allo slogan “Lega Salvini e lascialo legato”.
Il buonismo incanta piu’ dei pensieri e delle azioni pro-positive anche gli uomini consacrati. Che arrivano a osannare la moltitudine di atei, agnostici e tiepidi credenti mentre condannano chi tira fuori il Rosario dalla tasca e lo bacia in segno di devozione. Forse dimentichiamo che costoro sono uomini anche se sposi della Chiesa e di Cristo e quindi, purtroppo, immersi nel negativo clima del pensiero unico dominante.
Sta di fatto che che anche i preti di strada simpatizzano per questi pescetti che giurano non cadranno mai nelle reti della Lega. Il missionario pacifista Alex Zanotelli, ad esempio, è sceso in piazza con le Sardine a Napoli: “Ci tenevo ad esserci, è importantissimo”, ha detto. Mentre a Roma, il rettore della Basilica di Sant’Eustachio sarà “idealmente” con loro a piazza San Giovanni sabato 14, domani. “Avrei tanto voluto esserci di persona. Sabato ho l’inaugurazione del presepe della nostra Basilica ed essendone il rettore non posso esimermi, ma idealmente sarò con le Sardine al 100%” dice don Pietro Sigurani.
Nei giorni scorsi anche l’ex direttore di ‘Civiltà Cattolica’, padre Bartolomeo Sorge, ha elogiato il movimento con una similitudine che lascia esterrefatti: “Il pesce delle piazze di oggi (le ‘sardine’) è – come il pesce dei primi cristiani – anelito di libertà da ogni ‘imperatore’ palese o occulto”.
E le Sardine, così benvolute, continuano a moltiplicarsi. Chissà che un giorno non provino il miracolo di acchiappare seguaci all’infinito – con la supponenza di credersi come quei due pesci che, insieme a 5 pani, in uno dei miracoli di Gesù descritti nei Vangeli, sfamarono una moltitudine di persone. Nell’attesa esaminiamo come e quanto la novità di questo fenomeno di massa abbia destato l’attenzione di elettori e addetti ai lavori.
Secondo un primo sondaggio, realizzato da EMG il 20 novembre, il 46% riteneva che le sardine fossero “una fiammata destinata a spegnersi in fretta”. Del resto, stando a una rilevazione di Noto effettuata in quegli stessi giorni, solo il 50% degli italiani dichiarava di conoscerle (di cui il 22% bene e il 28% solo per sentito dire).
Le sardine hanno da subito diviso gli italiani, in base uno schema piuttosto “classico”: piacciono agli elettori di sinistra, molto meno a quelli di destra. Già il 26 novembre Ixè rilevava un 37% di elettori che ne condividevano posizioni e iniziative, percentuale che raggiungeva l’83% tra gli elettori del Pd e il 64% tra quelli del M5S, mentre il 76% degli elettori della Lega dichiaravano invece di non apprezzarle.
Era praticamente inevitabile che gli istituti di sondaggio si cimentassero nella sfida di stimare anche il potenziale elettorale di un’ipotetica “lista delle sardine”. E infatti, nonostante i “leader” del movimento (o piuttosto, gli organizzatori delle manifestazioni) abbiano smentito di voler fondare un partito, le stime si sono moltiplicate: già il 24 novembre un primo sondaggio di Noto mostrava un 10% di elettori “sicuri” di votare per un simile partito. Tre giorni dopo, EMG registrava un 17% di elettori potenziali: tra i soli votanti Pd e M5S tale percentuale saliva rispettivamente al 27 e al 20 per cento.
Ma i potenziali elettori delle sardine non verrebbero solo dal Partito Democratico e dai Cinque Stelle: secondo Ixè (3 dicembre) la quota di italiani che voterebbe questo movimento sarebbe pari al 7,5%, ma di questi un 2,7% sarebbe costituito da elettori indecisi o astenuti. Anche Noto ha effettuato una stima con un doppio scenario: secondo questo sondaggio, il partito delle sardine varrebbe in effetti il 12%: ma in questo caso il 5% sarebbe venuto da elettori che altrimenti avrebbero scelto il Pd, un altro 4% da elettori M5s e il resto da elettori di movimenti minori (come Italia Viva e Azione).
Anche in questo caso non c’è traccia di potenziali voti provenienti dal centrodestra. Se si presentassero alle elezioni, quindi, le sardine potrebbero certamente aspirare a un risultato importante: secondo il sondaggio di Demos per La Repubblica, la somma di elettori certi e di quelli probabili ammonta addirittura al 27% del corpo votante; ma questo non potrebbe comunque alterare – almeno per ora – i rapporti di forza tra centrosinistra (o giallo-rossi) e centrodestra.
Le sardine potrebbero quindi, se lo volessero, fondare un nuovo soggetto politico in grado di ottenere un buon seguito, ma ascrivibile interamente all’area di centrosinistra, senza riuscire a “pescare” in modo trasversale. Ciò vale anche per la composizione demografica: secondo l’inchiesta di Demos, il bacino potenziale delle sardine raggiunge il 50% tra gli elettori più giovani (con meno di 30 anni) ed è più alto della media (33%) anche tra chi possiede un titolo di studio alto (laurea o oltre).
Alessandra Binazzi
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