Le Sardine che non abboccano hanno riscosso un nuovo successo in quel di Modena. Dopo il mega raduno di Bologna dove si sono ritrovate in dodicimila (c’è chi dice 15 mila), la ‘vasca’ della città estense, anche se più piccola di dimensioni ne ha contate ieri sera non meno di seimila. L’ affluenza, nonostante la pioggia, era prevista alta tanto che la Questura in mattinata aveva preferito spostare il flash-mob, inizialmente annunciato davanti alla sinagoga, in piazza Grande.
Tutto è iniziato quasi per scommessa. Il movimento anti-lega è stato partorito dalla fulgida mente di quattro ragazzi sconosciuti, quattro amici poco più che trentenni, che hanno intercettato, dicono loro, la necessità della gente di tornare in strada per manifestare il proprio disagio, “arrestare l’ondata del sovranismo” che ora, alle prossime elezioni regionali, potrebbe travolgere anche la rossa Emilia Romagna.
Appurato il nuovo successone di successo di questo neonato movimento dei senza bandiera anti Lega, che rischia di fare il pienone nelle altre città emiliano-romagnole dove intende dirigersi e dove la ‘pesca’ è già iniziata – Reggio Emilia Rimini e Piacenza – si ravvisa l’opportunità di riconsiderare la presunta natura “apolitica” delle ‘Sardine’ che nel momento stesso in cui individua un “nemico” (Matteo Salvini) fa politica (eccome) e con obiettivi chiarissimi.
Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, questi i nomi dei quattro illustri sconosciuti, almeno fino all’altro giorno, che non è poi proprio vero non abbiano appiccicate addosso etichette di partito. Alcuni esponenti della Lega, ad esempio, avrebbero confidato al Corriere della Sera il fatto che dietro di loro potrebbe nascondersi la longa manus di un ex Assessore bolognese: Matteo Lepore. Ma è soprattutto il quotidiano La Verità ad essere convinto di aver smascherato le sardine. Con due articoli, uno a firma del direttore Maurizio Belpietro e l’altro Daniele Capezzone, si punta il dito in particolare contro Mattia Santori, il quale collaborerebbe con una rivista fondata da Romano Prodi.
Quindi, secondo Belpietro, il Santori sarebbe un “ardente sostenitore del Pd”. Anche l’editorialista del quotidiano, Daniele Capezzone, va all’attacco: “Le sardine bolognesi sanno di Mortadella”, titola il suo pezzo, ribadendo che quello delle sardine non è assolutamente un movimento apartitico, visto che Santori “fa parte della redazione di Energia, rivista che è incarnazione del sistema Pd emiliano”.
Aggiungiamo pure che sui social, gli organizzatori del movimento non fanno mistero della loro affinità politico-ideologica con il Partito democratico. In un post del 7 settembre scorso, per esempio, Santori insieme agli altri tre amici, fa uno sperticato apprezzamento per l’operato del segretario dem Nicola Zingaretti, pur non essendo iscritto al partito, definendo peraltro dei “pagliacci” gli avversari: “17 giorni per fare un governo (contro i 90 del governo del cambiamento); spread a 148 (contro i 320 dei pagliacci che proponevano Savona all’economia); un ministro dell’Interno che non usa i social network; all’economia un politico dopo 8 anni di tecnici; Salvini che da gradasso diventa lo zimbello d’Italia; centrosinistra unito da Renzi a Bersani (o meglio, da Grillo a Bersani). questo Zingaretti non se la cava malaccio…“. Nei commenti, in risposta a chi storceva il naso verso il segretario dem, Mattia Santori pubblica poi un articolo de Il Manifesto dal titolo eloquente: “Prima o poi dovremo fare l’elogio di Zingaretti“.
Una novità dirompente, dunque, questo movimento delle Sardine, oppure la rivisitazione delle passate rappresentazioni di sinistra, come i girotondi di Nanni Moretti del 2002 o il Popolo viola del 2009?
Se tra di loro c’e’ un continuum, è cambiato solo il nome del bersaglio: ieri era Silvio Berlusconi, oggi Matteo Salvini.
A.B.
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