“La prevenzione riguarda tutte, anche a 28 anni”. Parola di Anna Tatangelo, testimonial della nuova campagna della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) contro il tumore al seno. La Campagna Nastro Rosa 2015, come le precedenti, vuole diffondere la cultura della prevenzione della malattia che in ogni donna produce paura e angoscia perché colpisce proprio la parte del corpo che rappresenta tre grandi temi della vita: la femminilità, la maternità, la sessualità.
La Lilt, la Lega italiana per la lotta ai tumori, ha scelto quest’anno di affidare ad una cantante bella giovane e famosa, un messaggio importantissimo rivolto al grande pubblico femminile. Il tumore del seno colpisce infatti una donna su otto nell’arco della vita.
Ma i manifesti comparsi ovunque da qualche giorno, raffiguranti una Anna Tatangelo che ammiccando si cinge il petto nudo in un abbraccio, non è affatto piaciuta. Anzi ha scatenato una serie di reazioni negative sia del pubblico femminile sia di quello maschile.
Il cancro e la prevenzione non possono essere ridotti ad uno spot pubblicitario alla stregua di un reggiseno push-up, osserva qualcuno. In effetti, l’immagine che ne risulta potrebbe essere più adatta alla reclame dell’indumento femminile che rende il décolleté più prosperoso e attraente.
Un gruppo di attiviste, blogger, docenti, “medici-senologhe”, psicologhe, storiche, tutte coinvolte ed accomunate dal cancro al seno ha scritto indignato alla LILT e al ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, per il ritiro della Campagna Nastro Rosa 2015 con l’immagine della Tatangelo. L’iniziativa comune nasce da Napoli e dal Sud Italia da due donne, Grazia De Michele (precaria e blogger di Le Amazzoni Furiose) e Sandra Castiello (docente in un liceo napoletano), ma si diffonde nel resto dell’Italia grazie all’azione sinergica della blogger Daniela Fregosi di Afrodite K di Grosseto, la senologa e blogger Alberta Ferrari di Pavia, la psicologa di Bologna Carla Zagatti, la storica di Torino Emma Schiavon. Il pull di donne, agguerritissime, “desidera esprimere profondo sconcerto”, si legge nella lettera, di fronte alla campagna Nastro Rosa 2015 che, a differenza degli anni passati nei quali “a rappresentarla erano state scelte donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport e non colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite e in atteggiamenti più consoni al tema”, quest’anno “punta ad offrire un’immagine sessualizzata e trivializzante della malattia”.
E se le parole non bastassero ci sono i numeri. “Desideriamo – scrivono le firmatarie – ricordare che solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12.004 donne (dati Istat) e nel 2014 si sono registrate 48.200 diagnosi tra la popolazione femminile del nostro paese (dati Aiom-Airtum). La patologia colpisce, inoltre, sebbene in misura minore rispetto alle donne, anche gli uomini. I programmi di screening si rivolgono alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni alle quali si raccomanda di effettuare una mammografia ogni 2 anni. La morte per cancro al seno sopravviene a seguito della diffusione dal seno ad altri distretti corporei (ossa, fegato, cervello e polmoni nella maggioranza dei casi)”.
Ecco perchè la rabbia e lo sconcerto. “Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la “prevenzione”? Perchè concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?”.
Tra i marchi di noti prodotti di consumo in calce al manifesto che pubblicizza la campagna, vi è quello di una famosa casa automobilistica francese. E su questo le firmatarie della lettera attaccano dando la loro spiegazione, molto dura. Parlano di pinkwashing : “Studi scientifici recenti dimostrano l’elevata incidenza del cancro al seno tra le donne impiegate nella produzione di materie plastiche per il settore automobilistico. Evidenze che hanno portato, nel 2014, l’American Public Health Association a chiedere alle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti di porre in essere politiche di prevenzione atte a ridurre drastricamente l’esposizione sui luoghi di lavoro a sostanze associate al cancro al seno. La partnership tra LILT e la causa automobilistica si configura chiaramente come un caso di pinkwashing, termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere prodotti che aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno, attraverso ingredienti e/o processi di lavorazione, collegandoli a campagne di sensibilizzazione o a raccolte fondi per la ricerca. Una strategia di marketing tristemente diffusa e che risulta estremamente efficace proprio perché il cancro al seno offre la possibilità di esporre il seno femminile per finalità benefiche, attirando così l’attenzione del pubblico di ambo i sessi”.
La Lilt ovviamente si difende dall’attacco spiegando che è “importante parlare alle ragazze, alle giovanissime e rompere tabù e pregiudizi”. Ecco il perché della scelta di un personaggio popolare come Anna Tatangelo che ha un milione di Follower su Facebook e 600 mila su Twitter. “Lei parla ai giovani ed è un esempio di giovane donna attenta alla salute, che pratica i corretti stili di vita e da brava madre si occupa anche dell’alimentazione sana del figlio. Per questo considero la scelta fatta assolutamente in linea con i messaggi che la Lilt cerca di diffondere: la cultura della prevenzione. La campagna parla alle donne sane, perché arrivare prima significa salvarsi la vita e proteggere il seno considerato il simbolo della femminilità’. E quando il corpo femminile è utilizzato con matura consapevolezza abbatte tabù pregiudizi ed esprime coraggio”. Francesco Schittulli, senologo chirurgo e presidente Lilt, risponde dall’Expo Milano nel giorno di presentazione della campagna “Giornata Nazionale LILT Nastro Rosa” (l’iniziativa è compresa nell’ambito del progetto LILT per Expo “I Gusti della Salute”, che vede attivamente presenti varie Sezioni Provinciali LILT oramai dal mese di maggio scorso) agli attacchi e alle richieste di ritiro della campagna per incentivare la prevenzione del tumore del seno.
“Oggi riusciamo a guarire l’85% di tutti i tipi di cancro al seno, ma potremmo arrivare al 98% – fa sapere Schittulli – Se utilizzassimo tutta la tecnologia avanzata, in particolare nel campo dell’imaging, e se tutte le donne dopo i 40 anni effettuassero ogni anno visita senologica, ecografia, mammografia e risonanza magnetica laddove occorra, potremmo arrivare al 98% di guarigioni. Diagnosticare un tumore quando è ancora piccolissimo ci consente di vincere la battaglia, e noi puntiamo ad arrivare al 100% di guarigioni”.
Da canto suo, la cantante sulla pagina Facebook Anna Tatangelo Connection , spiega: “L’abbraccio simboleggia il gesto più intimo per dire: “Mi voglio bene, per questo mi prendo cura della mia salute”, e l’invito a tutte le donne a fare altrettanto. “La prevenzione deve diventare uno stile di vita – dichiara Anna Tatangelo – tutte/tutti noi dobbiamo capire che basta poco: ritagliarsi del tempo con appuntamenti fissi, calendarizzati, per controllare la nostra salute e vivere meglio, e, soprattutto, non rischiare di accorgerci troppo tardi del male. Uno degli obiettivi che ho per la LILT, è proprio quello di arrivare ad un pubblico giovane con l’intento di fare campagna anche negli istituti scolastici. Da sempre mi espongo per le donne, su diversi fronti e sono felice di farlo. Ho dedicato una parte importantissima del mio repertorio musicale alle donne, da essere una donna con Mogol fino a tematiche per la sensibilizzazione sul tema anoressia e violenza sulle donne. Sono orgogliosa di essere stata scelta dalla LILT, mi dispiace di questa polemica ridicola, apprezzo solo il fatto che se non altro si parlerà tanto di prevenzione”.
Ragioni valide tutte: da una parte, le donne colpite, dall’altra la Lilt che dal 1922 dedica le proprie energie alla diffusione della cultura della prevenzione, ad momento l’arma più efficace per vincere il cancro. Dall’altra, infine, le ragioni di una donna dello spettacolo che ha gratis la sua immagine ad una campagna per la salute e si è resa disponibile a girare per le scuole informando le più giovani sull’importanza di evitare o scoprire precocemente quello che può diventare una malattia invalidante.
Ma una Tatangelo vestita, che si abbraccia in segno di protezione, di amore e di rispetto per se stessa, avrebbe davvero stravolto questo messaggio?
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