Resta in stallo la situazione della Sea Watch 3 da 15 giorni bloccata al largo delle coste italiane. La nave della ong tedesca con a bordo 42 migranti, già ieri aveva forzato il divieto di ingresso nelle nostre acque territoriali, e nelle ultime ore si è mossa ulteriormente, avvicinandosi al molo commerciale di Lampedusa. Sempre scortata da una motovedetta della Guardia di finanza ed una della Guardia costiera, a separarla dall’attracco restano ora solo 500 metri.
Nel frattempo, a livello poltico, la situazione sembra non giungere ad un approdo e il rimpallo di responsabilità fra Italia ed Europa continua. Secondo il commissario europeo Dimitris Avramopoulos: “La soluzione per le persone a bordo della Sea Watch è possibile solo una volta sbarcate – e ha aggiunto che Bruxelles – è coinvolta da vicino nel coordinarsi con gli Stati membri per ricollocare i migranti”.
Parole che non convincono il Ministro dell’Interno italiano la cui posizione resta ferma. Salvini respinge al mittente le accuse di fare politica sulla pelle dei migranti e ne fa innanzitutto una questione di rispetto delle leggi italiane. D’altronde, da quando ai primi di giugno ha fatto approvare d’urgenza il decreto sicurezza bis, le norme sono tutte a sostegno della sua posizione. “Spero – ha dichiarato – che nelle ultime ore ci sia un giudice che affermi che all’interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la Capitana. Se la nave viene sequestrata e l’equipaggio arrestato io sono contento”.
Carola Rackete, capitano della nave, rischia al momento una multa di 50mila euro e il sequestro dell’imbarcazione. Ma sia lei sia l’equipaggio potrebbero essere anche denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione. La Rackete al momento di forzare il blocco aveva dichiarato: “So cosa rischio, ma i 42 naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo”.
I legali di Sea Watch hanno nel frattempo presentato un esposto alla procura di Agrigento affinchè si valutino “eventuali condotte di rilevanza penale” da parte delle “autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso” e per chiedere che venga valutata “l’adozione di tutte le misure necessarie” per consentire lo sbarco dei migranti “e porre fine alla situazione di gravissimo disagio” a cui sono sottoposti. Per ora però non giungono reazioni dalla procura.
Anche per il premier Giuseppe Conte, è esclusivamente una questione di legalità. Da Osaka dove sarà impegnato da domani per il G20, ha prima definito “di una gravità inaudita la decisione della comandante della nave di entrare nelle acque italiane nonostante i divieti”, per poi precisare: “A questo punto la responsabilità non è più della politica ma della magistratura”.
A Lampedusa, nel frattempo, c’è chi continua a sbarcare in silenzio e senza attrarre né le ire del ministro dell’interno né i riflettori della cronaca nazionale. Dopo quelli dei giorni scorsi infatti, altri 40 migranti sono arrivati sull’isola a bordo di barchini.
Elisa Rocca
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