“Di tutte le cose che ho fatto, e nella mia vita politica di cose ne ho fatte, è forse la più importante. Se salverà anche solo un bambino, sarà valso tutto l’impegno politico alle spalle. Ne valeva la pena”. Così Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia ha commentato raggiante l’approvazione del suo ddl, approvato all’unanimità (261 sì) nel pomeriggio di ieri dal Senato. La leader di FdI ha confermato che la legge si chiamerà legge Meloni e ha aggiunto: “Per me è un orgoglio dare il mio nome a una legge così importante, che consentirà speriamo di salvare la vita a qualche bambino e a qualche famiglia. È un atto di civiltà e serietà per il Parlamento italiano averlo approvato all’unanimità e una norma che ci mette all’avanguardia. Da quel che ne sappiamo siamo la prima nazione a legiferare su un dramma simile e speriamo di poter essere un esempio anche per gli altri. Ora ci aspettiamo e chiediamo che nella manovra finanziaria ci siano gli incentivi per aiutare le famiglie”. Le nuove regole La legge demanda la definizione delle caratteristiche tecnico-costruttive e funzionali del sistema di allarme a un decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che dovrà essere varato entro sessanta giorni, e prevede che l’obbligo di installazione dello strumento si applichi dopo centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del decreto e “comunque a decorrere dal 1 luglio 2019”. Prevista anche la realizzazione di una campagna informativa (che sarà curata dal ministero delle Infrastrutture e del ministero della Salute) sul nuovo obbligo, sulle corrette modalità di utilizzo dei dispositivi e sui rischi derivanti dall’amnesia dissociativa. La campagna sarà finanziata con 80 mila euro annui per il triennio 2019-2021. Un altro articolo prevede infine che con appositi provvedimenti normativi possano essere previste agevolazioni fiscali, limitate nel tempo, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato per agevolare l’acquisto dei nuovi apparati. L’amnesia dissociativa I numeri, seppur parziali, parlano chiaro: si stima che nel mondo in 20 anni siano stati almeno 600 i bambini chiusi in auto e morti per colpo di calore. Lo sa bene Andrea Albanese, che ha perso così il figlio di due anni ed ha aperto la pagina Facebook ‘Mai più morti come Luca’, battendosi per varare una legge sugli allarmi collegati ai seggiolini. Ma come si arriva al punto di dimenticarsi il proprio figlio in macchina? I segnali sono svariati: intenso stress, stanchezza fisica e mentale, difficoltà a concentrarsi e a ricordare le cose, difficoltà a dormire, irritabilità, tendenza ad “agire in automatico”. Se ci si sente così, è bene consultare un medico. E intanto prendere dei piccoli accorgimenti che potrebbero fare la differenza: parlare con il bimbo durante il tragitto, per esempio, per tenere sempre a mente quando si sta con lui e quando lo si è salutato. Chiamare il coniuge, o il nonno, o chiunque sia deputato a portare il bambino a scuola, per ricordarsi a vicenda del bimbo. Lasciare qualche oggetto indispensabile (un portafoglio, le chiavi) vicino al seggiolino. E guardare sempre l’auto prima di allontanarsi.