Venivano da Milano, Bergamo, Grosseto ed erano pronti a partire per la Siria. L’operazione “Martese” guidata dalla Polizia italiana ha scoperto la presenza della prima cellula jihadista italiana, composta da due famiglie, una interamente formata da italiani convertiti all’Islam, l’altra composta da albanesi residenti a Grosseto. I foreign fighters arrestati sono al momento 10, di cui quattro italiani, cinque albanesi e un canadese e sono tutti accusati di associazione con finalità di terrorismo.
Il legame tra le due famiglie era stata suggellato da un matrimonio tra una ragazza italiana e un albanese. Dopo le nozze i due ragazzi avrebbero deciso di raggiungere altri tre parenti che avevano già raggiunto la Siria per combattere il “piccolo jihad”, l’espressione che indica la difesa, in termini militari, dell’Islam dai nemici esterni che lo attaccano. Potrebbe sembrare che questa espressione sia in contrasto con il carattere prettamente offensivo degli attacchi terroristici ai quali ormai assistiamo periodicamente (l’assalto al giornale Charlie Hebo a Parigi il 7 gennaio 2015, i due attentati a Copenaghen in febbraio e quello al museo nazionale del Bardo a Tunisi in Marzo solo per citarne alcuni). E, in effetti, lo è, se non fosse che ciò che va sotto la categoria di “attacco all’Islam” in realtà sembra contenere una lista di azioni decisamente ampia ed eterogenea, vignette satiriche comprese.
Nel corso dell’operazione antiterrorismo coordinata dalla Digos, sono finiti in manette anche i genitori, Sergio e Assunta, di 60 anni, e la sorella Marianna, di 31 anni, di Maria Giulia Sergio, la ragazza italiana, di 27 anni, originaria di Torre del Greco e trasferita con la famiglia convertita all’Islam nel Milanese. Della giovane, che dopo il matrimonio aveva cambiato nome in Fatima si sono perse le tracce: si sa solo che probabilmente è arrivata in Siria con un gruppo di jihadisti albanesi, insieme al marito.
Ad occuparsi delle indagini, coordinate dalla Polizia di Stato italiana, anche le Unità speciali della polizia albanese che hanno arrestato Baku Coku, 40 anni, zio di Aldo Kobuzi, marito di Fatima, che ora dovrebbe essere estradato in Italia.
Ad allarmare gli inquirenti, il ritiro dei passaporti da parte dei componenti della famiglia di Fatima e la messa in vendita dei mobili di casa, chiaro segno della probabile partenza della prima “cellula jihadista italiana” verso la Siria.
P.M.