Parte oggi in dodici città italiane la sperimentazione del Taser, la pistola elettrica, o storditore elettrico, che paralizza i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli. Sono Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi le prime a dotarsene, ma le richieste “si sono moltiplicate”. Per questo motivo, confermano dal Viminale, è allo studio una legge per dare la possibilità di utilizzare lo strumento pure da parte degli agenti della polizia locale.
La sperimentazioni durerà tre mesi. Al termine del periodo di prova verrà fatta una valutazione sull’efficacia del nuovo strumento: se positiva, ci sarà l’allargamento ad altre città. Non manca chi però mette in guardia dai rischi per la salute. Molti studi medici hanno certificato che per persone con precedenti disturbi neurologici o cardiaci il Taser può avere rischi mortali. La stessa azienda produttrice americana è stata costretta ad ammettere che nello 0,25% dei casi c’è rischio di morte.
Nelle settimane scorse personale di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza – esclusivamente i reparti che fanno controllo del territorio – si è addestrato all’uso del taser, modello X2, di colore giallo.
L’iter per dotare le forze dell’ordine della pistola elettrica è partito nel 2014, con il sostegno dei sindacati di polizia. Lo scorso 4 luglio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato il decreto per avviare la sperimentazione. Si tratta, ha sottolineato, di “un’arma di dissuasione non letale” che rappresenta “un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line”.
Le linee guida emesse dal Dipartimento della Pubblica sicurezza lo definiscono “un’arma propria”, che fa uso di impulsi elettrici per inibire i movimenti del soggetto colpito.
La distanza consigliabile per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. Il taser “va mostrato senza esser impugnato per far desistere il soggetto dalla condotta in atto”. Se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre “considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta”.
Bisogna inoltre tener conto della “visibile condizione di vulnerabilità” del soggetto (ad esempio una donna incinta) e fare attenzione all’ambiente circostante per il rischio di incendi, esplosioni, scosse elettriche.
Mentre anche i sindacati della polizia penitenziaria invocano il taser, c’è chi lancia l’allarme. Liberi e uguali ha presentato un’interrogazione parlamentare per conoscere “quali siano gli orientamenti del Governo circa l’uso del taser, che risulta potenzialmente mortale, e quali cautele siano state intraprese per evitare rischi per la salute e la vita delle persone”.
E Antigone avverte: “Secondo le indagini effettuate da Amnesty International e dall’agenzia di stampa britannica Reuters, a partire dal 2000, anno di introduzione del taser, sarebbero stati circa 1.000 i morti a causa di questo tipo di pistola”.
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