Come rendere un pacchetto di sigarette meno attraente per vedere se in questo modo si riesce a scoraggiare qualche fumatore, magari tra i meno accaniti? Ci hanno provato con foto, quelle che richiamato ai danni permanenti dal consumo di bionde, e con scritte del tipo “nuoce gravemente alla salute, uccide”. Ma niente da fare. Neanche la frase “invecchia la pelle” che dovrebbe mettere in allarme le donne giovani e meno giovani riesce ad ottenere gli effetti che i salutisti, ma soprattutto i medici pneumologi, neurologi e i chirurghi vascolari si augurerebbero..
E’ possibile allora che un insignificante pacchetto senza logo possa fungere da dissuasore? Nel marzo scorso, sul modello australiano, il Regno Unito ha varato un provvedimento che prevede dal 2016 la vendita di sigarette in pacchetti neutri, senza scritte e senza loghi. Secondo gli esperti, tale vendita farà snellire del 2% circa la platea dei britannici che più di una volta al giorno si mettono una sigaretta in bocca. Sono 10 milioni al momento, il 22% degli uomini e il 19% delle donne, mentre trent’anni fa il numero e le percentuali erano pari quasi al doppio.
Anche la Francia si allinea all’iniziativa del pacchetto ‘no logo‘. Lo ha sancito oggi l’Assemblea nazionale, che ha approvato definitivamente la riforma del sistema sanitario transalpino. Di questa riforma, il pacchetto senza il marchio del produttore è uno dei capitoli più contestati.
L’obiettivo del provvedimento, fortemente voluto dal ministro della Sanità Marisol Touraine, è di rendere “meno attraente” per i consumatori, soprattutto i più giovani, il pacchetto di sigarette. Da questo spariranno brand e immagini iconiche, per lasciare posto a foto shock sulle conseguenze del fumo e messaggi che invitano a smettere. Si spera così di veder accelerare il calo dei fumatori in Francia. Nonostante importanti campagne dissuasive, portate avanti da governi di entrambi i colori e diversi aumenti di prezzo del tabacco, i tabagisti a fine 2014 restavano il 28,2% della popolazione, neanche un punto percentuale in meno rispetto all’inizio del decennio.
I pacchetti neutri sono solo uno dei tanti elementi di un articolato ‘piano anti-tabacco’ lanciato nei mesi scorsi dal governo transalpino. Il piano prevede anche lo stop alle pubblicità di prodotti legati al tabacco nei luoghi di vendita e il divieto di fumare in auto se ci sono a bordo bambini o donne incinte.
Nel mirino sono finite anche le sigarette elettroniche, accusate di “avvicinare alla dipendenza” e di non fornire garanzie sufficienti di non-nocività. Il loro uso sarà vietato nei luoghi che ospitano minori, come scuole o strutture sportive, sui mezzi di trasporto pubblico e negli spazi collettivi di lavoro.
La nuova misura, e il piano nel suo insieme, hanno raccolto il plauso delle associazioni di lotta al tabagismo. Alcune di queste però lamentano che tra le misure non ci sia un nuovo aumento dei prezzi, ritenuto il sistema più efficace per tenere i giovani lontani dal fumo.
I tabaccai, invece, sono sul piede di guerra: accusano lo Stato di ipocrisia, perché da un lato combatte il tabacco, ma dall’altro realizza forti introiti dalle tasse sulle sigarette.
Gli esercenti hanno già preannunciato che si rivolgeranno al Consiglio costituzionale e alla Corte di giustizia europea, accusando il governo di violare i loro diritti di proprietà intellettuale e di titolarità di un marchio. Se la loro tesi fosse accolta, potrebbero ottenere indennizzi per un totale che sfiora i 20 miliardi di euro.