Siria, il dramma della fame a Homs

"A Homs moriamo di fame", Un mese fa l'appello di un gesuita che da quando è scoppiata la guerra civile in Siria non ha mai voluto abbandonare il presidio.

Foglie degli alberi, erba, gatti e lombrichi. E’ stata questa, negli ultimi mesi, la dieta degli abitanti della città vecchia di Homs, da un anno controllata dai ribelli e assediata delle forze del regime siriano. evacuazione homs-siriaSolo una decina di giorni fa, una tregua umanitaria ha permesso all’Onu di avviare un’evacuazione di civili, 600 in tutto tra cui malati e feriti, e di portare aiuti umanitari. Un’operazione di salvataggio comunque finita sotto il fuoco di gruppi armati siriani rimasti fuori dall’accordo mediato a Ginevra. Alcune persone sono infatti rimaste uccise nella zona di al-Qarabis proprio mentre si stavano preparando per essere trasferite in un luogo più sicuro. L’accordo era stato raggiunto grazie all’intervento della Russia che aveva convinto il governo di Damasco a consentire l’ingresso di aiuti e l’uscita di civili.

Fino a quel momento, comunque, la situazione nella città della Siria centrale era disperata.

Non ho mai visto una simile scena di distruzione – ha detto Matthew Hollingworth, direttore del World Food Program per la Siria, raccontando del suo ingresso a Homs – La gente viveva nei sotterranei e nei tunnel, esisteva e non viveva”.

Tra quanti sono riusciti a uscire dalle zone assediate di Homs con il primo gruppo di evacuati c’è il 72enne Abu Nizar. Racconta che già sette mesi fa aveva provato a fuggire attraverso un tunnel clandestino, che però era stato bombardato dalle truppe del regime, che avevano così eliminato ogni possibilità di rifornimento dall’esterno.

Da allora non ho più mangiato pane, grano o riso – ha raccontato via Skype – Mangiavo vermi. Era cosi disgustoso, ma bisogna pur mangiare”.

Un altro sfollato, il 64enne Abu Jalal Tilawi, ha raccontato di aver ucciso e mangiato alcuni gatti.

Le bombe non sono riuscite a vincerci – ha detto – ma ci è riuscita la fame. La gente era costretta a raccogliere l’ erba, eravamo come animali”.

A oggi, circa la metà dei 2.500 civili che erano intrappolati a Homs sono stati evacuati dall’ Onu. Alcuni di loro si sono stabiliti nel vicino quartiere al-Waer, controllato dai ribelli. Ma lì il dramma rischia di ripetersi, perché il cibo scarseggia e perché anche quella zona è sotto l’ assedio del regime.

Una volta che il mondo avrà smesso di guardarci – ha concluso con amarezza Abu Jalal – il dramma si ripeterà anche qui”.

Intanto, si apprende che sono state interrotte le operazioni di evacuazione dei civili rimasti intrappolati nella città vecchia di Homs. A renderlo noto è stata la Croce rossa siriana secondo cui la tregua umanitaria che aveva consentito all’Onu di intervenire si è conclusa senza che ne sia stata annunciata un’altra.

Anche a Homs le truppe fedeli al regime di Bashar al-Assad hanno applicato la strategia dell’assedio per avere la meglio sui ribelli.

Avrebbero invece lasciato il campo palestinese di Yarmouk, a Damasco, i ribelli antigovernativi stranieri che lì avevano creato una base. Dopo circa 200 giorni di assedio nel corso dei quali gli abitanti del campo sono passati da 150.000 a circa 18.000, i ribelli stranieri si sono ritirati, mentre i palestinesi hanno riassunto il controllo del perimetro di questo quartiere. Il ritiro è frutto di un accordo tra i ribelli e le fazioni palestinesi del campo, ha detto Anwar Abdel Hadi, il responsabile locale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina.

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