Sara Errani esultante: la vogliamo ricordare così
I vincitori sono Serena Williams e Novak Djokovic, entrambi giunti alla terza affermazione, ma la settimana di grande tennis mostrato al Foro Italico (fresco di restyling con tre nuovi campi) ha il volto prima sofferente (problemi respiratori all’esordio con la sudafricana Scheepers), poi raggiante (per le epiche vittorie su Na e Jankovic) e, infine, sconsolato e rigato da qualche lacrima, dopo l’infortunio patito nel giorno più importante, di Sara Errani. E’ lei la protagonista assoluta dell’edizione 2014 degli Internazionali BNL d’Italia di tennis conclusisi domenica.
Non ha vinto, Sara, ma è come e più che se lo avesse fatto. Per la portata statistica delle sue imprese (un’italiana in finale: non accadeva dall’edizione figlia di un Dio minore del 1985, quando Raffaella Reggi s’impose sui campi dell’Italsider di Taranto; mentre al Foro una racchetta azzurra non raggiungeva l’ultimo atto addirittura dal 1950 con Annelies Ullstein Bossi Bellani, moglie del compianto cronista Giorgio Bellani, ma italiana solo per matrimonio; salvo risalire al 1935 con Lucia Valerio), per il valore delle avversarie battute ( su tutte la Li Na, n. 2 del mondo, nei quarti, e la Jankovic, n. 8, ma ex n. 1 e già vincitrice due volte su questi campi) e perchè neanche lei avrebbe osato sperare in tanta grazia, alla vigilia del torneo, visto l’abbrivio non proprio trascendentale di questo 2014 (“zeru tituli” sin qui e un’unica finale all’attivo).
“Mi dispiace. Sono Ho provato a dare tutto, sono rimasta in campo per voi. Siete stati paurosi per tutta la settimana, è grazie a voi che ho espresso il mio miglior tennis. Mi dispiace veramente per oggi. Tornerò l’anno prossimo e cercherò di fare meglio“.
Sono le parole che Sarita ha voluto dedicare al pubblico romano che l’ha sostenuta con un calore commovente fino all’ultima palla dello sfortunato epilogo contro una delle più forti tenniste di ogni epoca, Serena Williams.
Serena Williams e Sara Errani
Quella che doveva essere la finale dell’impresa “impossibile” e che, dopo un inizio balbettante (0-3 il parziale d’abbrivio per la futura vincitrice), sembrava esser divenuta un po’ più possibile (3-4 e servizio a disposizione per riaprire del tutto il set), si è trasformata, dall’ottavo gioco del primo set in avanti in una sorta di via crucis per la romagnola. Costretta a subire, inerme, il bombardamento dell’impietosa rivale, focalizzata sull’obiettivo del successo n. 60 in carriera, e a dover sciogliere il dilemma se proseguire fino al termine oppure ritirarsi per non compromettere ancora di più le proprie chances parigine dove l’attenderà, dalla settimana ventura, una cambiale molto pesante (la semifinale dell’anno scorso) in scadenza. Sara voluto proseguire ugualmente. E c’è da giurarci che, al cospetto di una cornice differente, non ci avrebbe neppure provato. Eppoi c’era l’amica fraterna e compagna di doppio, Roberta Vinci. Sara avrebbe voluto vincere con lei il secondo titolo della specialità agli Internazionali (terza finale di fila con una vittoria due anni fa). L’ecografia le ha consentito di tentare di scendere in campo anche per la finale di doppio. Ma, dopo quattro games scialbi, ha dovuto alzare bandiera bianca anche sul Pietrangeli.
“Distrazione di secondo grado dell’inserzione del tensore della gamba sinistra”, il responso della clinica Sanatrix di Roma. Tradotto: la Errani ha ancora il 70% di possibilità di prender parte alla quindici giorni più importante dell’anno sulla sua superficie preferita, a Parigi.
Speriamo che la cattiva sorte torni a voltarsi altrove perché una Errani come quella vista a Roma avrebbe tutte le possibilità per replicare le sue due ultime splendide apparizioni al Roland Garros (una finale e una semi negli ultimi due anni). Finché il fisico l’ha sorretta e, nonostante una % di prime palle molto modesta (ad un certo punto attestata su un mediocre 47%) al cospetto di un’avversaria che veleggiava sul 78% (e tutti sappiamo quanto sia mortifero il servizio di Serenona), era lì, attaccata nel punteggio e nel gioco. Quindi, persino meglio della n. 1 nello scambio. Non fraintendiamoci: avrebbe, con ogni probabilità, perso, ma sarebbe stata una partita vera. Peccato davvero.
Il torneo maschile, invece, iniziato tra le mille incognite che accompagnavano le condizioni dei big e privato della presenza di Federer già dopo il 1° turno (altra coppia di gemelli per lui, stavolta maschietti, mai sconfitta fu più indolore), ha finito con il regalarci un classico in finale: Nadal-Djokovic. N. 1 vs n.2 ( ma le posizioni sono destinate a invertirsi probabilmente già dopo Parigi). Dal 2005 ad oggi, sonon solo loro i nomi nell’albo d’oro del torneo. E, nonostante la forma non eccezionale dello spagnolo e le difficioltà condite dalle riserve circa le condizioni del polso per il serbo (sconfitto a Montecarlo da Federer quand’era già precario e assente a Madrid per riassettarsi), la partita non ha affatto tradito le attese: è stata una finale veramente molto godibile, soprattutto quando il livello di gioco di Nole si è innalzato. Quindi, a partire dal 2° set. Con picchi di assoluta bellezza nel parziale decisivo. 4-6 6-3 6-3 il punteggio finale a favore di Novak.
Rafael Nadal e Novak Djokovic
Un match che ha fornito indicazioni molto interessanti circa il prosieguo dell’intera stagione dei due leader della classifica mondiale: Nadal, forte della sua immensa grinta e feroce applicazione, può ancora tenere la ruota del rivale se si viaggia a ritmi non elevatissimi, ma se il serbo accelera senza pagare troppo pegno in termini di errori gratuiti allora non c’è discussione. Entrambi al massimo, è Djokovic il più forte. Anche sulla terra, dove pure aveva vinto solo 3 volte a fronte delle 13 di Rafa. E, anche sulla lunga distanza del 3 su 5 del Roland Garros, dove pure la freccia del sorpasso è innestata da tre annetti buoni ( nel 2011 ci volle il miglior Federer dell’ultimo lustro a stoppare Nole in semifinale, nel 2012 Nadal battè il serbo complice un’interruzione per pioggia con l’avversario in furente rimonta e l’anno scorso un incredibile tocco del nastro con la racchetta prima del secondo rimbalzo dopo un punto già vinto consentì a Rafa di rientrare in un epico 5° set in semifinale), sembra arrivato il momento del passaggio delle consegne. Del resto, anche le statistiche della finale parlano chiaro: 46 vincenti a 15 per Djokovic. Una differenza abissale. E l’andamento stesso del match romano suggerisce che il vento sarebbe potuto cambiare già nel 1° set, pur costellato di errori gratuiti del serbo, se Nole fosse riuscito a capitalizzare uno 0-40 su servizio-Nadal e 3-4 per l’iberico. Poi, il volo verso il successo con l’unico vero intoppo sul 3-2 e servizio nel 3° parziale: lì il controbreak dello spagnolo aveva riacceso le speranze dei suoi tanti sostenitori (sempre molto numerosi nella Capitale). Ma, nel momento-chiave, Novak è stato magistrale a innalzare ulteriormente il livello del suo tennis piazzando un parziale di 12 punti a 3. Eloquente. Quando tra due giocatori di valore assoluto più o meno equivalente e con un gioco simile, uno dei due gioca più aggressivo e dentro il campo e l’altro sta trincerato ben oltre la linea di fondo, quest’ultimo può salvarsi solo facendo affidamento sugli errori del primo. Questo è accaduto solo nel 1° set.
Bella anche l’esultanza stile-Kuerten a Parigi di Nole: un bel cuore disegnato con la racchetta sulla terra rossa, con tanto di dedica alla sua Serbia (e alla limitrofa Bosnia) flagellata in questi giorni da un’alluvione senza precedenti che sta mettendo in ginocchio il paese: “E’ un ringraziamento al pubblico, ma soprattutto è il mio pensiero alla gente che in Serbia sta soffrendo: sto male a non essere lì con loro“. Ma il fuoriclasse slavo non si è limitato alle parole: attraverso la sua Fondazione, ha, infatti, annunciato di aver donato il premio ricevuto per la vittoria agli Internazionali d’Italia, ovvero 500 mila dollari, alle vittime delle inondazioni che hanno colpito la Serbia. A questa cifra vanno aggiunti altri 100 mila dollari (437 mila euro nel complesso) raccolti dalla Fondazione per la ricostruzione di asili nido e scuole danneggiati. Offerte per le popolazioni colpite dalle disastrose inondazioni in Serbia sono arrivate anche dalla sua connazionale e collega, Ana Ivanovic, peraltro ambasciatrice dell’Unicef, che ha donato un milione di dinari (circa 8.700 euro). La medesima cifra è stata devoluta anche da un altro campione serbo della racchetta, Nenad Zimonjic, che al Foro Italico ha vinto il torneo di doppio in coppia con il canadese ( però di origine serba) Daniel Nestor. Lo stesso Zimonjic ha lanciato inoltre una serie di azioni in tutto il mondo per raccogliere aiuti.
Quanto al grande sconfitto, Rafa Nadal, il suo è il peggior avvicinamento al Roland Garros che abbia mai registrato: tre sconfitte sull’amata (e un tempo inespugnabile) terra battuta . E, per il miglior specialista della storia sul rosso, sarebbero potute essere persino quattro se Nishikori non si fosse infortunato quand’era avanti 6-2 e 4-2 nella finale di Madrid. Eloquenti le parole dello spagnolo al termine della finale romana: “Con Nole ero un pò stanco, mi è mancata un pò di reattività e di benzina. Avevo la sensazione di aver bisogno di energie extra per fargli giocare una palla in più e in posizione più difficile ma le gambe, dopo una settimana difficile, non rispondevano“. Il maiorchino ha anche ribadito di aver patito non poco la scelta degli organizzatori di programmare tre suoi match nel turno serale, che lui non ama. Ma questi sono dettagli. Un tempo non se ne sarebbe neppure accorto. Molto più significativa l’affermazione, davvero inusuale per un lottatore come lui (e inedita), per cui: “A 28 anni sono ancora un giovane uomo ma forse un anziano tennista“. Per un atleta che ha sempre fatto del “non mollare mai” il suo credo, ma reduce da infortuni plurimi alle ginocchia (senza dimenticare quello alla schiena patito in Australia a gennaio, ndr), suona come un epitaffio. Sportivo, s’intende.
Infine, appare doveroso, in un momento di grande difficoltà come quello odierno, sottolineare i numeri di una manifestazione, gli Internazionali BNL d’Italia, in clamorosa controtendenza rispetto all’andamento dell’economia del Paese: 175.978 spettatori (record di pubblico), 8 mila in più dell’anno scorso (precedente primato del torneo), 7 milioni e 800 mila euro d’incasso (record anche questo) oltre ai primati che continua ad inanellare il canale della Federazione Italiana Tennis, SuperTennisTv, che ha fatto registrare, durante la finale femminile, un ascolto medio di 574.522 telespettatori raggiungendo il 3,43% di share con un primato assoluto di audience nella giornata di domenica e senza dimenticare la novità delle immagini del torneo maschile trasmesse sin dal venerdì. C’è tutto perchè il presidente della Fit, Angelo Binaghi, possa chiedere ed ottenere un allargamento delle giornate di gara a 10.
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