Il governo egiziano è pronto ad ammettere che i suoi servizi segreti seguivano Giulio Regeni, il ricercatore scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio e ritrovato morto con segni di torture prolungate.
Il quotidiano governativo al-Akhbar ha pubblicato indiscrezioni su un dossier che l’Egitto consegnerà martedì al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Secondo gli egiziani, si tratta delle “informazioni complete” chieste a gran voce da più parti, non solo in Italia, per le quali si è mobilitata la stessa famiglia di Regeni.
Tre giorni fa, il padre Claudio e la madre Paola hanno tenuto una conferenza stampa in Senato con il presidente del comitato Diritti umani Luigi Manconi e Riccardo Noury di Amnesty International. “Se il 5 aprile sarà una giornata vuota – ha detto la madre – confidiamo in una risposta forte del nostro governo”.
Quel rapporto compilato dal ministero dell’Interno del Cairo è “esauriente”, sostiene la stampa egiziana, e contiene i resoconti delle indagini condotte dall’intelligence sugli incontri del ricercatore italiano con sindacalisti e ambulanti, che costituivano l’oggetto dei suoi studi.
Oltre alle “informazioni complete su Giulio da quando è arrivato al Cairo fino al momento della sua scomparsa e del ritrovamento del suo cadavere”, il dossier contiene “anche le deposizioni dettagliate dei suoi amici sugli spostamenti durante i suoi ultimi giorni al Cairo” e dei vicini di casa. C’è spazio anche per la banda di criminali “specializzati nel rapimento di stranieri”, tutti morti a loro volta in uno scontro a fuoco con la polizia, che il governo ha accusato senza prove dell’omicidio.
“Non voglio commentare questa ennesima notizia”, ha detto oggi il senatore Manconi: “Non è pensabile che ogni giorno ci siano nuovi elementi, tutti implausibili e inattendibili, almeno fino a prova contraria”.
“Non voglio sposare nessuna tesi”, continua Manconi. “La sola cosa davvero importante è che alla magistratura italiana sia consegnato tutto il materiale investigativo raccolto”. “Tabulati, intercettazioni, riprese video, interrogatori e perizie”, spiega il senatore: “Non frammenti provenienti da varie fonti”.
Per ricostruire gli spostamenti di Regeni, la Procura di Roma chiederà ai colleghi egiziani dati sui tabulati e sulle celle agganciate dai telefoni di una decina di persone, per lo più suoi amici e conoscenti. Oggi in Procura il pm Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta italiana, ha incontrato gli investigatori del ROS e dello SCO rientrati dalla missione in Egitto.
F.M.R.