2 agosto 1980. Dopo quarant’anni, finalmente, si chiude l’inchiesta sui mandanti della strage di Bologna. Un’inchiesta che riannoda il filo nero che dal Maestro Venerabile della P2 passa dal cuore dello Stato – l’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno – e finisce agli estremisti di destra, passando da agenti dell’intelligence e faccendieri.
Per gli inquirenti c’è stato un giro di 5 milioni di dollari, soldi che sono indirettamente e a più riprese transitati, da febbraio 1979 e fino ai depistaggi successivi all’attentato alla stazione di Bologna, da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani, capi della P2, morti da tempo, fino agli organizzatori e ai Nar, accusati in concorso con Paolo Bellini, la “primula nera”, l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore in concorso con i quattro estremisti neri già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.
La preparazione del massacro, che costò la vita a 85 persone e ne ferì altre 200, stando agli inquirenti, sarebbe iniziata nel febbraio del 1979 “in una località imprecisata”.
A collocare Bellini sulla scena, ci sarebbe anche un video amatoriale Super 8 girato in stazione da un turista, che gli investigatori hanno sottoposto a verifiche. Nelle immagini apparirebbe proprio lui che finirà a processo con l’ex generale dei servizi segreti di Padova, Quintino Spella, oggi 90enne, che è accusato depistaggio. Stessa accusa anche per Piergiorgio Segatel, ex carabinierie del Nucleo investigativo di Genova, nel 1980. Nei guai, sempre per aver ostacolato le indagini, Domenica Cadracchia, responsabile delle società, legati ai servizi segreti che affittavano gli appartamenti di Via Gradoli, nei quali nel 1981 trovarono rifugio alcuni appartenenti ai Nar.
In una prima fase la Procura aveva chiesto l’archiviazione a cui si erano opposte le parti civili. A quel punto è subentrata la Procura generale avocando l’inchiesta che ha portato alla notifica della conclusione delle indagini. Il 9 gennaio scorso, la Corte d’Assise di Bologna aveva già condannato all’ergastolo per concorso in strage, l’ex terrorista del Nar Gilberto Cavallini.
Il primo a commentare l’esito delle indagini è stato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, secondo il quale l’avviso “è nella direzione dei documenti che avevamo predisposto noi per la Procura. Il problema è che sono passati 40 anni, forse se ne potevano risparmiare 10-15. Ora speriamo che si possa mettere le mani sui mandanti fino in fondo. Bisognerà leggere i documenti, valutare, vedere e questo sarà compito degli avvocati. Mi fa piacere che possa avere efficacia la legge sul depistaggio che ho voluto quando ero in Parlamento”. “Esprimiamo soddisfazione per l’indagine condotta in maniera ineccepibile e attenta dalla procura generale. L’addebito provvisorio a Paolo Bellini ce lo aspettavamo e ora abbiamo la conferma. L’ipotizzato concorso in strage di Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi è una novità assoluta che ci fa ritenere che questo processo possa cambiare la storia di questo paese“, dice l’avvocato dei familiari della vittimeAndrea Speranzoni. “Con questa imputazione – aggiunge – la strage entra a pieno titolo dentro la strategia della tensione. C’è stato un dibattito su questo tema. Io ora mi sento di dire che da Piazza Fontana al 1980, l’arco ricomprende in toto i fatti del 2 agosto”.
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