Claudio Giardiello voleva uccidere ancora. Lo ha affermato il ministro dell’Interno Angelino Alfano nella sua conferenza stampa sulla strage commessa ieri nel Palazzo di Giustizia di Milano, in cui tre persone sono morte e altre due sono rimaste ferite.
Dopo la sparatoria in Tribunale, in cui ha ucciso il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e il suo ex socio e coimputato Giorgio Erba, Giardiello si era diretto a Vimercate, dove è stato arrestato, per regolare i conti anche nei confronti di un altro suo ex socio che non era presente all’udienza fallimentare.
Come si apprende oggi, l’assassino, prima di sentirsi male ed essere ricoverato in ospedale, ha confermato agli investigatori di aver agito per vendetta.
“Il tribunale mi ha rovinato” ha sostenuto Giardiello, che era indagato per bancarotta fraudolenta. “Quel posto è l’origine di tutti i miei mali”.
Ora è agli arresti con l’accusa di omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio nei confronti dei feriti.
Lunedì, oltre all’autopsia sui corpi delle vittime, si svolgerà l’interrogatorio per la convalida dell’arresto. Non è escluso che la Procura di Monza possa ipotizzare nei suoi confronti anche il reato di strage.
Intanto, a Milano, i controlli di sicurezza alle entrate del Palazzo di Giustizia sono stati potenziati. Non si tratta tanto di un dispiegamento di forze, quanto di un’applicazione più rigorosa dei regolamenti già esistenti in materia di perquisizioni e uso dei metal detector.
È in questo senso che i vertici del Tribunale possono affermare che “i controlli procedono come sempre”. Lo spettacolo inedito della fila davanti all’ingresso principale del palazzo intorno all’orario di apertura costituisce invece una solida testimonianza a loro sfavore.
I meccanismi di sicurezza erano stati esaminati dagli inquirenti, che non hanno scoperto nulla di penalmente rilevante.
Stamattina in Tribunale si è svolta una commemorazione delle vittime della strage di ieri. Era presente il vicepresidente del CSM Giovanni Legnini, che si è appellato alla solidarietà di tutti nei confronti dei magistrati: “I magistrati non possono essere lasciati soli, bisogna esprimere un sostegno concreto alla magistratura per il lavoro che fa per la giustizia per questo Paese”.
L’assassinio a sangue freddo di un giudice nel suo ufficio ha provocato una levata di scudi generale di tutta la magistratura.
Ha preso posizione anche Rodolfo Sabelli, presidente dell’ANM, l’Associazione nazionale magistrati: “Occorre che si instauri un clima di rispetto della giustizia e di tutti coloro che collaborano all’esercizio della giurisdizione”, con una nuova attenzione alla sicurezza dei tribunali, “un problema gravissimo che va affrontato con urgenza”.
È troppo presto per lanciare accuse: “In questo momento rifiuto ogni atteggiamento di polemica – afferma Sabelli – Il messaggio che vogliamo dare è di profondo dolore per le vittime, di vicinanza a chi sta soffrendo, e di richiamo al ruolo della giurisdizione”.
Tuttavia, le lacune nella sicurezza che hanno reso possibile il gesto clamoroso di Giardiello sollevano domande alle quali si dovrà rispondere rapidamente.
La prima: come si spiega che qualcuno abbia potuto introdurre una pistola nel Palazzo di Giustizia, per ammissione dello stesso Sabelli “un luogo così sensibile e di tensione”? Ma non bisogna tralasciarne una seconda altrettanto importante: Il magistrato si chiede anche “come sia possibile che questo individuo si sia potuto muovere dentro il tribunale anche dopo aver sparato”.
Le responsabilità di tutto ciò, eventualmente, potrebbero ricadere anche sui tagli alla spesa pubblica che hanno costretto il sistema-giustizia a risparmiare su tutto: Sabelli non nega di aver “riscontrato vari problemi” nella qualità dei servizi di sicurezza dei tribunali.
Il “momento dell’analisi”, però, arriverà quando sarà passato il tempo del lutto.
Per questo Sabelli ha respinto l’idea di uno sciopero dei magistrati, che pure era circolata ieri nelle mailing list della categoria. Ha apprezzato invece l’iniziativa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha convocato un plenum straordinario del CSM per discutere dei fatti di Milano.
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