Il Consiglio d’Europa, attraverso il Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione), il suo organo anti-corruzione, esprime preoccupazione per la pratica che vede giudici passare alla politica e poi magari tornare alla magistratura. Un fenomeno, evidenziano a Strasburgo, particolarmente rilevante in Italia e in Olanda.
Il rapporto evidenzia “il rischio inevitabile, reale o percepito, che la magistratura sia politicizzata” e la necessità di porre dei limiti “trovando un equilibrio”. Se “i magistrati non devono essere isolati dal resto della società, né privati del diritto a partecipare alla vita sociale e politica”, è scritto nel rapporto, allo stesso tempo, “date le particolarità della funzione” è necessario che la questione sia regolamentata: “Bisogna trovare un giusto equilibrio tra quanto i magistrati possono essere coinvolti nella società e la necessità per i giudici e tutta la magistratura di essere, ed essere visti, come indipendenti e imparziali nell’espletamento delle loro funzioni”.
Già sei mesi fa dal Greco era arrivata la lista di raccomandazioni per limitare “i giudici in politica e regoli conflitto di interessi dei deputati”. Nel nostro Parlamento siedono nove magistrati: sei sono stati eletti senatori (il presidente Pietro Grasso e poi Giacomo Caliendo, Felice Casson, Anna Finocchiaro, Doris Lo Moro, Francesco Nitto Palma), tre deputati (Donatella Ferranti, Stefano Dambruoso, Ignazio Abrignani). Per limitare con più rigore i passaggi, in entrata e in uscita, attraverso le «porte girevoli» che separano politica e magistratura, alla fine di marzo la Camera ha dato il via libera al ddl (licenziato dal Senato il 13 marzo del 2014) in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. L’ultima parola ora spetta nuovamente al Senato
I punti principali del disegno di legge sono i seguenti:
Obbligo aspettativa, limbo e collocazione anche in Cassazione I paletti in ingresso e in uscita per chi fa politica riguardano tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, contabili e militari. Siano essi in attività o fuori ruolo. E valgono per tutte le elezioni (europee, politiche, regionali, amministrative) e tutti gli incarichi di governo nazionale, regionale e negli enti locali. Candidabili ma solo “fuori sede”. Il magistrato che si presenta alle elezioni non potrà candidarsi nella circoscrizione (o nell’ambito territoriale) elettorale dove ha svolto le funzioni nei 5 anni precedenti e dovrà essere in aspettativa da almeno 6 mesi. Nessun divieto se si è dimesso o è in pensione da almeno due anni. Stop alla possibilità per sindaci o assessori in enti locali di svolgere insieme funzioni giudiziarie e funzioni politico-amministrative in ambiti territoriali diversi. La carica elettiva o l’incarico di governo, a qualunque livello, obbliga all’aspettativa (con collocamento fuori ruolo).
Il magistrato a fine mandato o a fine incarico sarà collocato in un distretto di corte d’appello diverso da quello che comprende la circoscrizione dove è stato eletto. Per 3 anni non potrà ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi e dovrà svolgere esclusivamente funzioni giudicanti collegiali. Se ha i requisiti, il magistrato ex parlamentare o europarlamentare o con incarichi di governo nazionale può anche chiedere di essere collocato in Cassazione oppure, in alternativa, di essere inquadrato nell’Avvocatura dello Stato (con divieto per 3 anni di incarichi direttivi o semidirettivi) o in un ruolo autonomo del ministero della Giustizia. Se non eletto, il magistrato rientra in un ufficio che non ricade nella circoscrizione di candidatura e per 2 anni non può esercitare funzioni inquirenti.
Nessuna restrizione, invece, se già in servizio presso le giurisdizioni superiori. Al rientro nella sede di provenienza, il magistrato già capo di un ufficio di diretta collaborazione di ministri, governatori o sindaci o componente di Authority o commissioni di vigilanza non potrà per un anno ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi. Sanzioni a chi sgarra. Chi si candida o accetta incarichi di governo al di fuori delle regole incorre in un illecito disciplinare rischiando una sanzione non inferiore alla perdita di anzianità per quattro anni. Sul sito della presidenza del consiglio confluiranno (anche tramite link) i dati elaborati dai rispettivi organi di autogoverno o di rappresentanza sui magistrati (ordinari, amministrativi, contabili, militari) e sugli avvocati o procuratori dello Stato collocati fuori ruolo. Nella banca dati saranno consultabili incarichi attuali e incarichi precedenti e durata complessiva del fuori ruolo.
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