La procura di San Paolo del Brasile ha richiesto l’arresto preventivo dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti Petrobras condotta dal PM Sérgio Moro.
L’attico con vista sull’oceano a Guarujá – secondo gli inquirenti una tangente indiretta all’ex presidente, che l’avrebbe acquistato a un prezzo di favore – è intestato all’impresa di costruzioni OAS, il cui nome è già emerso nell’inchiesta Lava Jato sul sistema di tangenti fondato sul colosso petrolifero di Stato.
Ieri il procuratore Cassio Conserino ha denunciato formalmente Lula per riciclaggio e falso ideologico. Sono coinvolti nell’inchiesta anche la moglie di Lula, Marisa Leticia, il figlio maggiore Fabio Luis e altre 13 persone, fra cui Joao Vaccari Neto – l’ex tesoriere del PT, il Partito dei lavoratori, di cui Lula è uno dei fondatori – e Leo Pinheiro, ex presidente dell’OAS.
È la prima volta negli ultimi trent’anni, cioè dalla fine della dittatura militare, che la magistratura brasiliana richiede l’arresto di un ex capo di Stato. La domanda sarà esaminata dalla giudice Maria Priscilla Veiga Oliveira, della IV sezione penale del Tribunale di San Paolo.
Nei giorni scorsi, aveva fatto scalpore il blitz con cui la polizia federale ha prelevato l’ex presidente da casa sua per obbligarlo a deporre. Lula è rimasto nell’ufficio del procuratore per tre ore, ma quando ne è uscito è apparso più determinato che mai: “Ho settant’anni, ma ho ancora la voglia di un giovane di trenta e il corpo di un atleta di venti”.
Oggi ha affidato il suo commento a un comunicato della sua fondazione: “I magistrati stanno usando un ruolo pubblico per compiere atti di banditismo e di immotivata militanza politica”. Secondo gli inquirenti, invece, l’arresto è necessario per evitare che Lula inquini le prove e anche per motivi di ordine pubblico. Nel prossimo fine settimana, in tutto il Brasile, sono in programma diverse manifestazioni a sostegno o contro di lui.
Giorni fa, la presidente in carica Dilma Rousseff, la sua erede politica, era accorsa a San Paolo da Brasilia – con un volo di Stato, hanno fatto notare gli oppositori – per esprimergli la sua solidarietà. Più concretamente, gli ha anche offerto un posto nella sua squadra di governo, il che gli avrebbe permesso di sottrarsi all’arresto. Secondo Kennedy Alencar, un giornalista suo amico ed ex consulente, gli sarebbe toccata la poltrona della Casa civil, più o meno equivalente a quella di sottosegretario alla Presidenza. Ma Lula ha rifiutato, sostenendo di non avere nulla da nascondere.
F.M.R.
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