Si è svolta questa mattina di giovedì 5 dicembre la cerimonia per l’apposizione della targa che ricorda il martirio di Stefano e Virgilio Mattei lì dove avvenne, nella loro casa di Primavalle. La targa commemorativa su cui si legge “Stefano e Virgilio Mattei. Vittime della violenza politica” è stata fissata sulla parete dell’edificio popolare al civico 6 di via Bernardo da Bibbiena.
L’iniziativa per la targa è stata sostenuta dal Municipio XIV, quello di Primavalle, che ha accolto all’unanimità la proposta avanzata dai consiglieri di Fratelli d’Italia Stefano Oddo e Alberto Mariani. Alla cerimonia ha partecipato il presidente del Municipio, Alfredo Campagna, e la famiglia con Antonella Mattei, la sorella di Stefano e Virgilio che da anni porta avanti la battaglia per mantenere vivi il ricordo e la riflessione sul brutale assassinio dei fratelli da parte dei militanti di Potere operaio Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo. Presente anche un rappresentate della giunta regionale del Lazio, che ha manifestato la volontà di partecipare a un momento che riguarda tutta la città. Nessuna risposta, invece, dal cerimoniale del Campidoglio: né sindaco né delegato e neanche una corona o un mazzo di fiori. A sottolineare che non tutti i morti ammazzati per motivi politici sono uguali.
Di seguito il ricordo di una giornalista che all’epoca del gravissimo attentato nel quale persero la vita il più giovane e il più grande dei figli del segretario della sezione locale del Movimento Sociale Italiano, era una bambina. Una bimba della stessa età del più piccolo dei due fratelli, Stefano, arso vivo quella notte del 16 aprile 1973, che seguì i due feretri il giorno dei funerali. E che ancora ricorda in maniera nitida quel giorno.
“Non vedevo Antonella Mattei da anni, ma quando l’ho incontrata qualche giorno fa per la consegna del Premio Caravella Tricolore 2019, e’ stato un immediato ritrovarsi, come se gli anni, davvero tanti, non fossero passati. Quando Antonella mi ha detto che ci sarebbe stata una cerimonia per ricordare i Fratelli Mattei con una targa, in via Bernardo da Bibbiena, nel popoloso quartiere romano di Primavalle, dove viveva la famiglia Mattei, non ho avuto dubbi, dovevo esserci, partecipare. Quella tragica notte di 46 anni fa è passata alla storia come la notte del rogo di Primavalle, dove persero la vita, arsi vivi nell’incendio provocato con della benzina versata sotto la porta della loro abitazione, Stefano, 8 anni, e suo fratello Virgilio, 22, figli di Mario, il segretario della sezione del MSI ‘Giararub’. Alla cerimonia eravamo in tanti, tutti presi dal ricordo di una tragedia che allora scosse l’opinione pubblica. La foto di Virgilio completamente sfigurato dalle fiamme, una statua di cenere pietrificata rimasta come sospesa, per metà fuori dalla finestra, fece il giro del mondo. Questa mattina c’erano rappresentanti del municipio e della regione, ma, soprattutto, erano presenti coloro che hanno condiviso con i fratelli Mattei gli anni della fanciullezza, dell’adolescenza, la militanza politica e che sono rimasti vicino a quella famiglia colpita in maniera così atroce. Tutti gli intervenuti sono stati concordi nella necessità della memoria perchè fatti del genere non debbano più verificarsi.
Io all’epoca ero poco più che una bambina, ma ricordo i racconti dei miei genitori, di quando mi portarono al funerale dove composta camminavo, insieme a mia sorella, dietro i due feretri. Quello che ricordo è la grande amicizia tra la nostra e la famiglia Mattei, un rapporto che ho sempre sentito vivo dentro di me, anche a distanza di anni. Oggi sono rimasta colpita dal profumo che emanavano le rose portate da Antonella Mattei per i fratelli, da parte di mamma Anna e papà Mario, ormai scomparsi, sulle quali era stato spruzzato il profumo che mamma Anna amava portare e che riempiva l’aria della sua presenza. Ma quello che mancava era la presenza del Comune di Roma: nessun delegato, nessun fiore, nessun messaggio. Nulla di nulla. Non consegnare all’oblio il rogo di Primavalle è un dovere civile da riconoscere ai tanti, troppi, morti degli anni di piombo. Il sorriso di Stefano con indosso il suo grembiule scolastico, ci osserva dalle foto delle cronache di quei giorni. Il suo ricordo, insieme a quello del fratello Virgilio, deve vivere nelle menti di vecchie e nuove generazioni per non essere dimenticati ma continuare a camminarci accanto”.
Domitilla Baldoni
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